In ciascuno di questi territori gli abitanti affrontano quotidianamente l’accesso ai servizi in modo molto diverso. Un esempio emblematico è quello della sanità. La mobilità tra regioni per curarsi è uno degli indicatori più utilizzati per confrontare la qualità – reale e percepita – del servizio sanitario sul territorio nazionale.
Al netto di fenomeni come la “mobilità di confine”, ovvero i fisiologici sconfinamenti di chi risiede in prossimità di un altra regione, e della mobilità solo apparente, causata da persone formalmente residenti in una regione ma che in realtà vivono in un’altra, il “turismo sanitario” è indicativo della situazione vissuta su un territorio. Da questo punto di vista, dopo Molise e Basilicata, regioni meno popolose che non raggiungono il milione di abitanti, la Calabria svetta per incidenza del tasso di ospedalizzazione fuori dalla regione. Nel 2019, ultimo anno prima della pandemia, sono stati infatti 17,41 ogni mille abitanti gli acuti in regime ordinario ospedalizzati fuori dalla regione – a fronte dei 70,78 ospedalizzati nella regione.
Il tasso di ospedalizzazione è calcolato sui soli ricoveri di residenti in Italia e dimessi da strutture pubbliche e private accreditate.
FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero della salute (rapporto Sdo)
(pubblicati: lunedì 18 Gennaio 2021)