Il vero cambio di paradigma della convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità è stato porre come sfida principale la realizzazione del diritto alla partecipazione alla vita sociale, in condizioni di parità con gli altri. La partecipazione della persona con disabilità diventa un elemento imprescindibile del suo equilibrio fisico e psichico.
Tale cambio di prospettiva comporta perciò una serie di conseguenze. In primo luogo, la necessità di dedicare attenzione alla persona nella sua interezza. Non più da vedere esclusivamente in quanto utente di un servizio (dal welfare alla scuola), ma come persona che ha diritto di veder rimossi gli ostacoli alla partecipazione alla vita pubblica, sociale e culturale.
Nel caso dei minori, ciò significa lavorare non solo per l’integrazione scolastica, presupposto ovviamente imprescindibile, ma anche per per l’inclusione in tutti gli ambiti della vita quotidiana. A partire dalla possibilità di accedere ai contesti informali di apprendimento, dallo sport organizzato alle attività culturali, oltre che ad attività ludiche, ricreative e sociali in compagnia dei coetanei.
I dati sulla pratica sportiva sono relativi alla fascia 3-44 anni, tutti gli altri invece fanno riferimento a quella tra 14 e 44 anni.
FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat (disabilità in cifre)
(ultimo aggiornamento: lunedì 15 Novembre 2021)