Rispetto a una media nazionale del 22% di edifici in cattive condizioni, la quota superava il 50% in 7 capoluoghi, tutti del mezzogiorno: Foggia, Cosenza, Reggio Calabria, Messina, Salerno, Catania e Napoli. L’incidenza di case in stato di conservazione mediocre o pessimo era risultata invece inferiore al 10% in 19 città. Si tratta di capoluoghi in massima parte del centro-nord, con l’eccezione della molisana Isernia. Una classifica in cui spiccano, con meno del 7% del patrimonio abitativo in cattivo stato, Siena, Brescia, Modena, Vercelli e Arezzo.
I dati sono stati raccolti in occasione del censimento generale (2011) e ricondotti ai confini comunali del 2018. La classificazione degli edifici residenziali in ‘ottimo’, ‘buono’, ‘mediocre’ o ‘pessimo’ stato di conservazione era l’esito della valutazione effettuata sul campo dai rilevatori censuari ai fini del censimento generale del 2011. L’assegnazione di una delle suddette modalità al singolo edificio era frutto dell’osservazione di alcuni elementi (condizioni del tetto, intonaco, infissi ed eventuale presenza di danni strutturali evidenti, ecc.), rispetto ai quali i rilevatori comunali avevano ricevuto una specifica formazione. Va tenuto presente che – come specificato da Istat – le istruzioni e la formazione ricevuta dai rilevatori erano finalizzate alla realizzazione di un’indagine di carattere statistico.
FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat (mappa rischi)
(ultimo aggiornamento: lunedì 1 Gennaio 2018)