Sono 12 le province dove meno del 40% delle donne tra 35 e 44 anni sono occupate. Nessuna raggiunge i 20 posti nido ogni 100 bambini presenti.
Parliamo dei territori di Palermo, Vibo Valentia, Barletta-Andria-Trani, Siracusa, Catania, Cosenza, Agrigento, Enna, Caserta, Messina, Caltanissetta e Napoli. L’offerta più ampia tra questi si riscontra nella città metropolitana di Messina (18,9 posti ogni 100 bambini). Tuttavia il capoluogo si attesta su un dato inferiore (8,1% nel 2020) e la quota di comuni dell’ex provincia che offrono il servizio è pari al 34,3% del totale. Più di quanto rilevato nel 2013 (27,8% di comuni attrezzati), ma meno dell’attuale media nazionale (59,3%) e del mezzogiorno (46%).
Gli altri territori a bassa occupazione femminile presentano un’offerta di gran lunga inferiore rispetto a quella messinese. In particolare le province di Cosenza
Caserta e Caltanissetta, tutte con 8,9 posti ogni 100 residenti sotto i 3 anni. Molto lontani dalla vecchia soglia del 33% fissata in sede Ue, per non parlare della nuova del 45%.
Gli stessi capoluoghi delle 3 province citate si attestano tra l’11,1% di Cosenza e il 15,5% di Caltanissetta. In termini di diffusione sul territorio, offrono servizi per la prima infanzia 45,2% dei comuni casertani, il 30% di quelli cosentini e il 18,2% di quelli nisseni. Cifre che fanno il paio con quelle sulle poche donne che lavorano in queste aree.
Il dato misura l’offerta di asili nido e di servizi integrativi per la prima infanzia, nel settore pubblico e in quello privato.
A causa della natura associativa del fenomeno, come specificato nei metadati di Istat, la disaggregazione dei dati a livello comunale ha richiesto l’introduzione di una componente di stima. Va inoltre osservato che vi sono forme di associazione, meno strutturate, che non sono rappresentate dai dati a livello comunale.
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: giovedì 14 Luglio 2022)