Nel 2023 sono aumentate le famiglie con figli in condizione di povertà assoluta

Incidenza della povertà assoluta tra le famiglie italiane con minori per condizione e posizione professionale della persona di riferimento (2022-2023)

Disuguaglianze eccessive nella condizione di partenza delle famiglie portano spesso alla riproduzione di divari educativi, sociali ed economici vissuti da bambine e bambini. È questa dinamica che alimenta la trappola della povertà educativa. In questo quadro, diventa utile misurare anche l’incidenza delle disuguaglianze economiche. Abbiamo già approfondito di come l’Italia sia uno dei paesi Ue con minore mobilità sociale, ovvero risulta più difficile per chi nasce in una famiglia povera il miglioramento della propria condizione economica rispetto ai genitori. Ocse ha stimato che in Italia servono almeno 5 generazioni per arrivare al reddito medio se si nasce in un contesto di povertà, uno dei valori più alti tra i paesi Ocse. Anche se non è l’unico fattore, dal momento che la povertà è un fenomeno multidimensionale che va ben oltre le questioni strettamente monetarie, il reddito rimane uno degli aspetti più importanti da monitorare. Nel 2023, la povertà assoluta in Italia interessa oltre 1 milione 295mila minori (13,8% rispetto al 9,7% a livello nazionale); l’incidenza varia dal 12,9% del Nord, al 15,5% del Mezzogiorno. Rispetto al 2022 la condizione dei minori è stabile a livello nazionale, con il valore più elevato dal 2014, ma si colgono segnali di peggioramento per i bambini da 7 a 13 anni del Centro (l’incidenza arriva al 13,9% dal 10,7%). Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono quasi 748mila, con un’incidenza pari al 12,4%. Da questo punto di vista possiamo osservare come complessivamente le famiglie con minori a carico che si trovano in condizioni di povertà assoluta fossero il 12,4% nel 2023. Dato peraltro in leggera crescita rispetto all’anno precedente (+0,7 punti percentuali). Andando ad analizzare più nello specifico l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con figli sulla base della posizione professionale della persona di riferimento si può notare in particolare come tra il 2022 e il 2023 ci sia stato un significativo incremento delle famiglie in povertà assoluta in cui la persona di riferimento ricopre il ruolo di impiegato o assimilato. Si passa infatti da un tasso del 15,6% a uno del 19,4%. Nel periodo considerato, com’era lecito attendersi, solamente per le famiglie in cui la persona di riferimento si è ritirata dal lavoro l’incidenza è aumentata di più (+4,7 punti percentuali). Viceversa, si nota un aumento molto più contenuto in quelle famiglie in cui la persona di riferimento risulta essere dirigente, quadro o impiegato (+0,7 punti percentuali). Tale dinamica evidenzia in maniera molto netta come in Italia ci sia un problema molto consistente che riguarda il cosiddetto “lavoro povero”. Vale a dire una condizione per cui una persona, pur avendo un’occupazione, non riesce a raggiungere un livello di reddito sufficiente per soddisfare i bisogni essenziali, rimanendo al di sotto della soglia di povertà. In questo quadro si deve aggiungere anche l’incidenza della povertà assoluta nelle famiglie all’aumentare del numero di figli a carico. Nel 2023 erano il 6,6% con la presenza di un minore, dato che saliva al 11,6% nel caso di due figli e al 18,8% nel caso di 3 o più figli.

Una persona si trova in povertà assoluta quando vive in una famiglia che non può permettersi l’insieme dei beni e servizi che, nel contesto italiano, sono considerati essenziali per mantenere uno standard di vita minimamente accettabile. I dati presentati fanno riferimento alla nuova revisione metodologica sulla misurazione della povertà assoluta, avviata da Istat tra 2021 e 2023. Con “persona di riferimento” si intende il membro della famiglia che viene preso come punto di riferimento per classificare e analizzare le condizioni economiche del nucleo familiare. Tra gli “indipendenti” non sono conteggiati i liberi professionisti e gli imprenditori a causa della scarsa numerosità del campione. Le definizioni di persona occupata o in cerca di occupazione seguono la classificazione dell’Ilo. Tra le categorie raffigurate nel grafico, Istat considera come variazioni statisticamente rilevanti tra 2022 e 2023 solamente quelle riguardanti le famiglie in cui la persona di riferimento è operaio o assimilato o indipendente. Per maggiori informazioni consultare il prospetto 8 a questo link.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i bambini su dati Istat
(pubblicati: giovedì 17 Ottobre 2024)

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