Legare il destino di un esecutivo all’approvazione di un determinato disegno di legge è diventata una prassi piuttosto ricorrente. Tuttavia non è l’unica forma di voto di fiducia possibile. Come noto infatti un governo per poter entrare effettivamente in carica e svolgere quindi le proprie funzioni, deve prima ottenere l’approvazione della maggioranza del parlamento. Come la concedono tuttavia le camere possono anche revocare la fiducia. Ciò avviene con la cosiddetta mozione di sfiducia. Anche se non esplicitamente previsto dalla costituzione, nel tempo si è consolidata la prassi di proporre un voto di sfiducia sia nei confronti degli esecutivi nella loro interezza che a carico di singoli esponenti. Nella legislatura in corso le mozioni di sfiducia discusse e votate sono state 3. Due sono state a carico della ministra del turismo Daniela Santanché, entrambe presentate da esponenti del Movimento 5 stelle (Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli). Una terza invece è stata presentata dall’esponente di Azione Matteo Richetti a carico del ministro delle infrastrutture Matteo Salvini. Osservando più in generale le ultime 4 legislature notiamo che le mozioni di sfiducia discusse e votate sono state in totale 23. Oltre a Santanché altri esponenti sono stati oggetto di più di una mozione di sfiducia. Si tratta degli ex ministri Alfonso Bonafede, Angelino Alfano, Danilo Toninelli e Sandro Bondi. L’unico esponente con 3 mozioni di sfiducia è proprio carico è Roberto Speranza, ministro della salute durante il Covid sia nel governo Conte II che in quello guidato da Mario Draghi. Il fatto che un singolo ministro sia oggetto di più mozioni di sfiducia può dipendere anche dal fatto che le diverse componenti politiche presenti in parlamento vogliamo rimarcare la propria posizione agli del loro elettorato. Nel caso del ministro Speranza ad esempio, le 3 mozioni sono state discusse e votate nello stesso giorno. Una è stata presentata da Gianluigi Paragone (Misto-Italexit, ex M5s), una da Mattia Crucioli (Misto-L’alternativa, ex M5s) e una da Luca Ciriani (Fdi). Nel periodo considerato, sono stati due i governi per cui sono state proposte mozioni di sfiducia. Il governo Berlusconi IV nel 2010 e il governo Renzi nel 2016. Tutte queste mozioni sono sempre state respinte dalle varie maggioranze. Di conseguenza ministri e governi sono rimasti al loro posto.
In Italia il governo è legato al parlamento da un rapporto fiduciario. Ciò significa che un esecutivo, una volta nominato dal presidente della repubblica, per poter entrare effettivamente in carica deve prima presentarsi alle camere per ottenere la loro approvazione. Così come la concede però, il parlamento può anche revocare la fiducia a un governo, che in questo caso è costretto a dimettersi. Ciò avviene appunto con la cosiddetta mozione di sfiducia. Approfondisci.
FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 3 Ottobre 2024)