Baby gang

La bande giovanili (o baby gang) sono gruppi con profili diversi, composti in prevalenza da giovani di 15-17 anni. Un tema affrontato molto spesso nel dibattito pubblico in mancanza di dati strutturati sul fenomeno.

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Definizione

Le bande giovanili o baby gang sono, in base alla ricostruzione effettuata da Transcrime, gruppi con profili diversi, composti in prevalenza da giovani di 15-17 anni, prive di un’organizzazione strutturata e “che compiono azioni violente, spesso senza moventi specifici, espressioni di un disagio derivante il più delle volte da mancata inclusione o assenza di modelli di riferimento all’interno della famiglia, più che da una vera e propria volontà criminogena”.

Diversi studi hanno evidenziato come la recente pandemia da Covid- 19 abbia avuto un forte impatto sulla quotidianità dei ragazzi (…) Questa situazione si è innestata in un contesto già particolarmente critico (…) Ne sono un esempio i significativi livelli di abbandono scolastico e le difficoltà nell’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Questi fattori hanno contribuito a esasperare situazioni di marginalità, disagio psicologico o esclusione sociale di giovani e giovanissimi che sono spesso alla base di comportamenti devianti o criminali.

Dati

La pubblicistica si è molto concentrata nel corso della pandemia sui fenomeni di violenza tra i giovani, dal tema delle baby-gang a quello più generale della criminalità minorile e giovanile. Un dibattito che purtroppo prosegue in mancanza di definizioni chiare e di dati sistematici per poterlo analizzare.

In questo quadro, lo studio esplorativo effettuato nel 2022 da Transcrime, il centro di ricerca interuniversitario delle università Cattolica di Milano, Alma mater studiorum di Bologna e dell’università di Perugia, in collaborazione con i ministeri di giustizia e interno, offre alcune coordinate per comprendere il fenomeno. Dall’origine delle baby gang (o bande giovanili) in situazioni di disagio familiare o sociale, alla prevalenza del fenomeno nel centro-nord, con gruppi da “circa 10 ragazzi, tra i 15 e i 17 anni, spesso italiani, senza un’organizzazione strutturata”. Un identikit che rimanda più spesso a fenomeni di mancata integrazione, che a legami con la criminalità organizzata. Ma che comunque si caratterizza per violenze e reati, spesso ai danni di coetanei, e non va quindi sottovalutato. Anche per questo è interessante ricostruire la tendenza del fenomeno prima e dopo il Covid.

Il 46% delle questure e dei comandi dei carabinieri che hanno registrato la presenza di gang giovanili hanno anche indicato un aumento del fenomeno negli ultimi cinque anni. Tra 2019 e 2021 sono cresciuti del 73,8% i giovani presi in carico dagli Ussm (uffici di servizio sociale per i minorenni) come appartenenti a gang giovanili: da 107 a 186.

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questure e comandi dei carabinieri che hanno registrato la presenza di gang giovanili e che hanno anche indicato un aumento del fenomeno negli ultimi cinque anni. Per approfondire.

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i giovani presi in carico dagli Ussm (uffici di servizio sociale per i minorenni) come appartenenti a gang giovanili nel 2021. Il 73,8% in più del 2019.

Tendenze che però sarebbe semplicistico ricondurre esclusivamente alla pandemia. Basti pensare che la presenza di gang giovanili è aumentata durante la crisi pandemica in meno di un terzo delle province.

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le province in cui la presenza di gang giovanili è aumentata durante la crisi pandemica.

Una concentrazione territoriale abbastanza marcata, con baricentro prevalentemente nel centro-nord, che rende necessario approfondire ulteriormente le cause che ne sono alla base e i fattori concomitanti del fenomeno. Oggi, come su molti altri fenomeni legati al disagio giovanile, la mancanza di dati strutturati e continuativi alimenta una discussione pubblica

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