Che cosa sono le aree interne

Le aree interne sono i territori del paese più distanti dai servizi essenziali (quali istruzione, salute, mobilità). Parliamo di circa 4.000 comuni, con 13 milioni di abitanti, a forte rischio spopolamento (in particolare per i giovani), e dove la qualità dell’offerta educativa risulta spesso compromessa.

Definizione

Le aree interne sono i comuni italiani più periferici, in termini di accesso ai servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità). Per definire quali ricadono nelle aree interne, per prima cosa vengono definiti i comuni “polo”, cioè realtà che offrono contemporaneamente (da soli o insieme ai confinanti):

  1. un’offerta scolastica secondaria superiore articolata (cioè almeno un liceo – scientifico o classico – e almeno uno tra istituto tecnico e professionale);
  2. almeno un ospedale sede di d.e.a. I livello;
  3. una stazione ferroviaria almeno di tipo silver.

Nella precedente classificazione delle aree interne, adottata nel 2014, i comuni che distano meno di 20 minuti dal polo più vicino si definiscono “cintura”; quelli che distano oltre 20 minuti rientrano nelle aree interne. Le aree interne si suddividono a loro volta in 3 categorie, sempre in base alla distanza dal polo: comuni intermedi, comuni periferici, comuni ultraperiferici.

La prima classificazione delle aree interne

Classificazione del comuneMacro-categoriaDistanza dal polo più vicino (in minuti)
PoloPolo-
Polo intercomunalePolo-
CinturaAree peri-urbane0
IntermedioAree interne20
PerifericoAree interne40
UltraperifericoAree interne75

Nel febbraio 2022 il Cipess ha aggiornato questo impianto metodologico, affinando ulteriormente lo strumentario che serve per monitorare la perifericità dei diversi territori che compongono il paese.

È rimasta invariata l’impostazione di base, ma sono cambiate le fasce. Una volta stabiliti i poli (cioè i comuni baricentrici per la presenza di servizi) sono state definite delle nuove soglie, sempre in base alla distanza in termini di tempo da questi centri. Un comune ad esempio è considerato di cintura se si trova entro 27,7 minuti dal polo più vicino (erano 20 nella precedente classificazione). Tra 27,7 minuti e 40,9 è intermedio. Tra 40,9 e 66,9 è periferico. Oltre i 66,9 minuti è ultraperiferico.

La nuova classificazione delle aree interne

Classificazione del comuneMacro-categoriaDistanza minima dal polo più vicino (in minuti)Distanza minima con la nuova classificazione (dal 2022)
PoloPolo--
Polo intercomunalePolo--
CinturaAree peri-urbane0 0
IntermedioAree interne20 27,7
PerifericoAree interne40 40,9
UltraperifericoAree interne75 66,9

Con la nuova classificazione la metodologia è stata affinata.

Da notare come, rispetto alla classificazione precedente, la nuova ricorra a una metodologia più precisa nel definire i poli. In primo luogo, il criterio per individuarli è solo quello dei servizi presenti. Non vengono operate forzature per attribuire lo status di polo ai capoluoghi di provincia, come era stato fatto per pochissimi casi nella classificazione 2014. Perciò nella nuova mappa compaiono 4 capoluoghi provinciali (Isernia, Matera, Enna e Nuoro) il cui livello di servizi offerti è insufficiente per classificarli come poli e che, pertanto, sono stati categorizzati diversamente in base alla distanza dal polo più vicino.

Inoltre, nel caso di Roma il calcolo della distanza dei comuni limitrofi è stato reso più fine. Trattandosi di gran lunga del primo comune italiano per estensione territoriale, la distanza non viene più calcolata rispetto a un singolo centroide – ovvero la sezione di censimento che contiene il municipio del comune – come avviene per gli altri comuni. Per i comuni vicini a Roma, la distanza viene calcolata dalle sedi dei suoi 15 municipi, in quanto aree considerate in grado di offrire simultaneamente un’adeguata offerta scolastica, di servizi ferroviari e sanitari.

Dati

Con la nuova metodologia adottata, si restringe il numero dei comuni polo e la popolazione che li abita (22 milioni, contro gli oltre 24 milioni della precedente ripartizione). Crescono i comuni di cintura, hinterland delle città principali, che passano da 3.509 a 3.828 enti. Diminuiscono gli intermedi (da 2.288 a 1.928 comuni), mentre aumenta l’estensione dei territori classificati come periferici e ultraperiferici.

Quasi 4.000 comuni (ovvero circa la metà del totale) ricadono nelle aree interne. Questi territori coprono il 58,8% della superficie nazionale, e sono abitati da circa 13,4 milioni di persone (22,7% della popolazione residente nel 2021): dati non dissimili rispetto alla precedente ripartizione. La maggior parte degli abitanti delle aree interne (8 milioni di persone) vive nei comuni intermedi, distanti dai 27,7 ai 40,9 minuti dal polo più vicino. Oltre 4,6 milioni abitano in comuni periferici, mentre altre 720mila persone vivono in aree ultraperiferiche (cioè comuni, perlopiù montani o isolani, distanti almeno 67 minuti dal centro più vicino).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Agenzia per la coesione territoriale
(ultimo aggiornamento: martedì 15 Febbraio 2022)

Analisi

La classificazione per aree interne è stata introdotta a partire dal 2012, con l'obiettivo di centrare le politiche pubbliche su un tema spesso dimenticato. Dal dopoguerra, l'Italia "interna" ha subito una progressiva marginalizzazione: la popolazione residente è diminuita, così come il livello di occupazione e l'offerta di servizi. Processi che si sono accompagnati ad altri di pari o superiore gravità, come il dissesto idrogeologico.

Dal punto di vista dell'istruzione questi territori incontrano spesso forti problematiche, che acuiscono la tendenza allo spopolamento. L'offerta educativa (e la sua stessa qualità) è compromessa dalle difficoltà di spostamento e dalla tendenza alla forte mobilità degli insegnanti. Oltre l'80% dei comuni nelle aree interne non ha nessuna scuola superiore statale (a fronte della quasi totalità dei poli che ne ospitano uno o più). Il 39% non ospita neanche una scuola media. Non stupisce quindi che questi territori si caratterizzino per una maggiore dispersione scolastica e per livelli di apprendimento significativamente più bassi. Perciò il ruolo del sistema scolastico e in generale dell'offerta di servizi rivolti ai minori è decisivo. La scuola è chiamata a diverse funzioni, come riportato nella strategia nazionale per le aree interne. Tra queste, quella di offrire alle ragazze e ai ragazzi le competenze per decidere in autonomia se andarsene o restare. Ma anche garantire gli strumenti che consentano di restare dove sono nati. Inoltre nelle aree interne il ruolo delle scuole, biblioteche e servizi come presidi territoriali, oltreché educativi, è ancora più importante.

PROSSIMO POST