Definizione
La fusione è l’associazione di due o più comuni con l’istituzione di un nuovo ente e la soppressione di quelli che lo vanno a comporre. Tra queste operazioni si considera anche l’incorporazione, ovvero un processo in cui si mantengono delle caratteristiche del comune più grande che ingloba quelli più piccoli. Non ci sono dei limiti al numero di abitanti per metterla in atto.
L’attuazione è volontaria attraverso un referendum, come è scritto nell’articolo 132 della costituzione italiana. Questo processo deve coinvolgere tutti i territori interessati. L’istituzione del nuovo ente è materia di competenza regionale, come riportato nell’articolo costituzionale 133. Le regioni provvedono inoltre con legge propria a istituire i procedimenti per la procedura di fusione.
Sono previsti dei contributi statali per i comuni che si fondono, con entrate straordinarie per i dieci anni successivi. Per i comuni fusi dopo il 2018, si tratta del 60% dei trasferimenti erariali al 2010, con un limite massimo di 2 milioni di euro. Questi provvedimenti si trovano all’interno del decreto legislativo 267/2000. Anche le regioni possono prevedere dei contributi attraverso le proprie leggi. Inoltre, al nuovo ente sono applicate anche delle misure di tutela e semplificazione che possono variare tra le regioni.
Dati
Il comune è un ente pubblico storicamente importante, essendo il fulcro dell’organizzazione politica italiana da secoli. Negli ultimi anni, è entrato nel dibattito pubblico il tema della sua razionalizzazione. Nonostante si sia registrato un calo in tempi recenti, nel 2021 le amministrazioni sono 7.904. Sempre nel 2021, in media, nei comuni abitano 7.495 residenti. I divari demografici all’interno dell’Italia sono piuttosto ampi, data la numerosità degli enti locali molto piccoli.
44,6% la percentuale di comuni italiani che non supera i 2.000 abitanti (Istat, 2021).
Il dato rappresenta la popolazione dei comuni al 1 gennaio 2021. La linea rossa definisce i confini delle zone periferiche e ultraperiferiche delle aree interne come definite dall’agenzia per la coesione territoriale.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat e agenzia per la coesione territoriale.
(consultati: mercoledì 26 Ottobre 2022)
I comuni in Italia inferiori ai 2.000 abitanti sono 3.527. Di questi, 2.313 si trova dentro le aree interne, ovvero quelle zone del paese in cui la distanza dai servizi essenziali è maggiore. Questi compongono una quota pari al 65,6%. All’interno delle aree ultraperiferiche, il 32,5% non supera i 2.000 abitanti, in quelle periferiche questa percentuale è pari al 66,2% e in quelle intermedie invece ammonta al 55%.
Ci sono state negli anni numerose critiche che hanno sollevato il tema del ridisegno dei confini territoriali degli enti locali, vista anche l’attuazione di interventi simili in altri stati europei. Una delle soluzioni adottate in Italia è la fusione, che tra tutte rappresenta lo stadio più compiuto della razionalizzazione delle funzioni comunali.
141 le fusioni in essere dalla loro introduzione nell’ordinamento italiano (2020).
Analisi
La fusione può essere uno strumento utile per ridurre i costi di gestione a livello comunale e innescare delle economie di scala all’interno del comune. Ci sono infatti dei costi fissi per ogni comune la cui incidenza può diminuire incrementando la popolazione, come per esempio il servizio di anagrafe. Non sempre però questa può essere una soluzione applicabile. Soprattutto in aree più complesse come quelle montane, la geografia di un territorio può rendere complessa la fusione.
La fusione non è sempre una soluzione applicabile.
Come abbiamo visto infatti, molto spesso i comuni più piccoli si trovano all’interno delle cosiddette aree interne. La fusione di comuni di questo tipo può essere vantaggiosa per le comunità di questi territori ma allo stesso tempo molto ardua. È comunque una decisione che viene valutata dalle amministrazioni e dagli abitanti del posto dal momento che non si tratta di un’operazione di tipo forzoso.