Definizioni
La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per cinque anni.
Le camere restano in carica di norma cinque anni, tuttavia in alcuni casi possono essere sciolte anticipatamente. Nei primi anni la costituzione prevedeva che i senatori restassero in carica per 6 anni, tuttavia nelle prime tre legislature il senato è sempre stato sciolto anticipatamente, facendo sostanzialmente combaciare la durata delle due camere, e poi nel 1963 una riforma costituzionale è intervenuta a uniformare i tempi del senato a quelli della camera.
Il potere di sciogliere le camere spetta al presidente della repubblica, ma è discusso se si tratti di un potere solo formalmente o anche sostanzialmente presidenziale.
Il Presidente della Repubblica puo`, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.
Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.
Il divieto di scioglierle nel cosiddetto semestre bianco, contenuto nel secondo comma dell’articolo 88 della costituzione, lascia intendere che quello di sciogliere le camere sia un potere sostanziale del capo dello stato. Si tratta cioè di impedire che un presidente della repubblica che voglia essere rieletto per un secondo mandato, sciolga le camere nella speranza che le elezioni portino a una composizione parlamentare favorevole alla sua rielezione. Bilanciare il potere di nomina con una limitazione come questa non avrebbe avuto senso se non si fosse considerato che il presidente può effettivamente disporre di questo potere.
Allo stesso tempo, vista la forma di governo parlamentare, è difficile pensare che il presidente della repubblica possa usare questo strumento per perseguire una sua agenda politica. Peraltro come tutti gli altri atti presidenziali anche questo deve essere controfirmato, in questo caso dal presidente del consiglio.
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Più convincente sembra la tesi secondo cui si tratta di un potere complesso, su cui pesano, a seconda del contesto, altri poteri costituzionali. Infatti lo scioglimento anticipato è quasi sempre stato “funzionale” ovvero dovuto all’impossibilità di trovare una maggioranza parlamentare.
Anche rispetto allo “scioglimento funzionale” però il ruolo del capo dello stato è cambiato nel tempo. Infatti all’inizio della prima repubblica quando ci si trovava di fronte a uno stallo in parlamento, il presidente si limitava sostanzialmente a prendere atto della situazione e ad accogliere la richiesta del governo di sciogliere le camere. Negli anni però il capo dello stato ha assunto un ruolo più centrale in questa materia arrivando al suo massimo con la presidenza Scalfaro, che nel 1994 sciolse le camere di sua iniziativa se pur con l’assenso del governo. Questo rimane però un caso singolo che negli anni successivi non si è ripetuto.
Dati
Su 17 legislature, quelle durate (considerevolmente) meno di 5 anni (60 mesi) sono state 8, ovvero quasi la metà. Questo non deve però far pensare che dopo una crisi di governo si vada più o meno automaticamente alle elezioni, anzi. Negli oltre 70 anni dall’entrata in vigore della costituzione e attraverso 18 legislature l’italia ha avuto ben 63 governi ovvero quasi un governo l’anno, con una media di 3,5 governi a legislatura.
Su 17 legislature arrivate a conclusione 8, quasi la metà, sono durate considerevolmente meno dei 5 anni previsti dalla costituzione. Non è mai capitato però che il parlamento venisse sciolto subito dopo le elezioni per l’impossibilità di trovare una maggioranza.
Le legislature durano di norma 5 anni. Tuttavia può capitare che le camere vengano sciolte anticipatamente. La costituzione affida questo potere al presidente della repubblica che però lo esercita di norma solo quando le camere si trovano nell’impossibilità di formare una maggioranza.
FONTE: Senato della repubblica
(ultimo aggiornamento: venerdì 2 Marzo 2018)
Analisi
Come abbiamo visto, a parte il caso Scalfaro, il presidente della repubblica ha sempre esercitato questo potere in risposta a uno stallo parlamentare. Tuttavia il ruolo del presidente è stato diverso nei vari contesti storici.
Soprattutto con la fine della prima repubblica e l'indebolimento dei partiti, la figura del presidente ha assunto maggior rilievo. Comunque più che sciogliere anticipatamente le camere il ruolo del presidente si è giocato sulla decisione di non scioglierle, tentando piuttosto di risolvere l'empasse parlamentare favorendo un accordo tra i partiti, magari proponendo figure indipendenti alla guida del governo.
Questa ipotesi venne tentata per la prima volta dal presidente Pertini, contrario allo scioglimento anticipato delle camere. I suoi sforzi comunque non andarono a buon fine, e nel 1979 le camere furono sciolte in anticipo. Come casi opposti possono essere considerati quelli della nomina a presidente del Consiglio di Ciampi, Dini e da ultimo di Monti. È bene ricordare comunque che se il parlamento non avesse votato la fiducia a questi governi difficilmente il presidente avrebbe potuto fare altro che prendere atto della situazione e sciogliere le camere.
Dunque il capo dello stato non può usare questo potere per perseguire una sua agenda politica e, nella prassi, lo ha sempre esercitato in negativo, ovvero rifiutandosi di sciogliere le camere. Tuttavia se si verificasse una situazione di stallo istituzionale, in cui per qualche ragione l'iniziativa di tornare alle urne non dovesse arrivare da altre istituzioni, nulla toglie che il presidente possa assumere la decisione in autonomia.