Definizione
Il sistema geotermico sfrutta il calore prodotto dalla terra per generare energia. Tale calore si rende disponibile attraverso acqua o vapore, naturalmente (tramite geyser, per esempio) o artificialmente (in seguito a perforazione). L’energia generata è poi usata principalmente per riscaldamento, orticoltura, acquacoltura e processi industriali.
Si tratta di una modalità di produzione di energia da fonte rinnovabile importante e dall‘elevato potenziale per via di alcune sue caratteristiche. Tuttavia in Italia ha un peso ridotto e negli ultimi anni ha subito una ulteriore riduzione.
Secondo il gestore servizi elettrici (Gse), nel nostro paese quella di origine geotermica ammonta ad appena il 5,1% del totale dell’elettricità derivata da fonti rinnovabili. Una cifra molto contenuta, se si considera che l’idroelettrico arriva al 39%, il solare al 21,5%, l’eolico al 18% e le biomasse al 16,4%. Non è sempre stato così: nel 2007 raggiungeva, come contributo totale, il 12%, ma le altre fonti hanno acquisito negli anni maggiore importanza.
Il geotermico è stabile, produttivo e affidabile.
Eppure si tratta della fonte rinnovabile più produttiva, come afferma il Gse. Anche la international energy agency (Iea) evidenzia le sue caratteristiche positive. In particolare è stabile nel tempo, anche attraverso le stagioni, non subisce l’effetto dei cambiamenti climatici e meteorologici e ovunque nel mondo è ampiamente disponibile. Tutto questo la rende molto più affidabile e costante rispetto ad altri sistemi di gran lunga più diffusi come il fotovoltaico e l’eolico.
Tuttavia il sistema presenta anche degli svantaggi, come afferma la commissione europea. Per esempio il fatto che la costruzione degli impianti abbia costi abbastanza elevati, anche se limitati alla fase iniziale, legati alla necessità di esplorare il terreno e scavare pozzi profondi. Inoltre questi processi possono avere un impatto ambientale, dovuto principalmente alla perforazione del suolo in fase di realizzazione dell’impianto e al successivo prelievo di vapore dalla terra. Tra le altre cose, tali fenomeni possono incrementare il rischio sismico.
Dati
La produzione di energia da fonte geotermica in Italia è rimasta pressoché stabile nel corso degli ultimi 15 anni. A differenza di altre fonti rinnovabili come l’eolico e soprattutto il solare fotovoltaico, che hanno invece registrato aumenti notevoli. Dal 2013 a oggi infatti non è cambiato il numero di impianti presenti sul territorio italiano: sono 34, tutti in Toscana, attualmente l’unica regione del nostro paese a produrre energia con questa modalità.
Per la prima volta dal 2015, la produzione è scesa sotto i 6mila gigawattora (Gwh).
5.914 Gwh l’energia prodotta da fonte geotermica in Italia nel 2021.
La produzione di energia geotermica è in lieve calo
Energia prodotta da fonte geotermica in Italia tra 2007 e 2021
FONTE: elaborazione openpolis su dati Gse
(pubblicati: mercoledì 1 Marzo 2023)
La produzione di energia geotermica ha avuto un andamento generalmente costante, rimanendo perlopiù su valori compresi tra i 5mila e i 6mila Gwh. Il dato più elevato si è registrato nel 2016 (6.289 Gwh) e da allora si è verificato un lieve ma continuo calo.
Secondo le rilevazioni del Gse, l’energia generata dal geotermico è utilizzata prevalentemente nel settore del commercio e dei servizi, e all’interno di questo, soprattutto per usi termali (da soli costituiscono il 51% del totale). Altri utilizzi importanti sono acquacoltura e orticoltura, seguiti dall’agricoltura.
Analisi
Secondo Iea, per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2030 la produzione mondiale di energia geotermica dovrebbe arrivare a 330 Twh, mentre attualmente (nel 2020) è di appena 94 Twh (una cifra che peraltro non è neanche raddoppiata in 20 anni). È chiaro che per realizzare appieno il suo potenziale ai fini del processo di transizione energetica non bastano le applicazioni attuali.
Uno degli ambiti di maggior interesse, anche in Italia, è la cosiddetta geotermia profonda, ovvero impianti di energia geotermica realizzati a una profondità maggiore, che quindi possono sfruttare più calore. Ogni 100 metri di profondità la temperatura aumenta infatti di 3 gradi centigradi, in media. E in alcune zone naturalmente predisposte per via della presenza di anomalie geologiche o vulcaniche, la variazione può raggiungere i 12 gradi.
Si scava quindi più in profondità per ottenere impianti che intercettano una quantità più elevata di energia termica. Un esempio in Europa è il progetto Deepegs, realizzato in Islanda, dove l’impianto ha raggiunto quasi 5 chilometri di profondità. In fondo al pozzo, la temperatura arriva fino a 427 gradi centigradi.