Definizione
I ministeri sono le ripartizioni fondamentali dell’amministrazione centrale dello stato. Ogni ministero è competente per un settore amministrativo.
A ciascun dicastero corrisponde un vertice politico, il ministro, affiancato da sottosegretari o viceministri.
Ai ministri è attribuito il potere di indirizzo del ministero e di conseguenza la responsabilità politica delle decisioni assunte.
Tolta la presidenza del consiglio, cui corrisponde un ordinamento autonomo, le strutture amministrative di vertice di ciascun ministero possono essere organizzate alternativamente in dipartimenti o direzioni generali (d.lgs. 300/1999).
In alcuni dicasteri il vertice amministrativo è costituito dalle direzioni generali. In questi casi può essere nominato un segretario generale che opera alle dirette dipendenze del ministro, coordinando l’attività amministrativa.
Negli altri, invece, il vertice è costituito dai dipartimenti. In questo caso non è prevista la figura del segretario generale. È, infatti, ai vari dipartimenti che fanno capo le direzioni generali come strutture amministrative di secondo livello. I capi dipartimento quindi rappresentano i massimi responsabili dell’azione amministrativa dello stato.
Quali dicasteri siano organizzati in un modo e quali in un altro è stabilito dalla legge. Se quindi un governo ritiene necessario alla sua azione amministrativa la creazione, l’abolizione o la fusione di uno o più ministeri deve quindi provvedere a modificare la legge. Lo stesso nel caso decida di cambiare gli elementi di base della struttura di un dicastero, come per esempio modificare il numero di direzioni generali o di dipartimenti.
Se invece le modifiche sono meno rilevanti, si procede cambiando il regolamento organizzativo del ministero in questione. Operazione per cui è sufficiente un decreto del presidente del consiglio, adottato su proposta del ministro interessato (L. 400/1988, articolo 17 comma 4-bis).
Dati
Dal 1999 a oggi il nome e il numero dei ministeri è cambiato più volte. Stabilizzatosi sul numero di 13 nel 2009, tale impostazione è rimasta stabile per 10 anni. Tuttavia, all’inizio del 2020 il primo governo Conte ha ritenuto opportuno dividere in due dicasteri differenti quello che fino ad allora era il ministero dell’università e della ricerca (Dl 1/2020). Due anni dopo, inoltre, il governo Draghi ha deciso di dedicare al settore del turismo un ministero a sé (Dl 22/2021).
L’organizzazione dei ministeri negli anni
Dal 1999 a oggi il numero dei ministeri stabilito dalla legge è variato più volte. In alcuni casi poi gli stessi ministeri hanno cambiato struttura passando da un’organizzazione per dipartimenti a una per direzioni generali
FONTE: elaborazione openpolis su D.Lgs 300/1999
(consultati: lunedì 15 Maggio 2023)
L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, insediatosi alla fine del 2022, non ha invece ritenuto necessari ulteriori interventi di questo tipo. Al contempo però non ha rinunciato a modificare la denominazione di alcuni ministeri e a cambiare la struttura del ministero della salute che passa da un’organizzazione per direzioni generali a una per dipartimenti (Dl 173/2022, art. 6-bis).
Vediamo quindi quanti sono e come sono organizzati attualmente i dicasteri:
15 il numero di ministeri previsti dalla legge.
Tra questi 8 hanno al proprio vertice dei dipartimenti:
- ministero dell’interno;
- ministero della giustizia;
- ministero dell’economia e delle finanze;
- dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste;
- dell’ambiente e della sicurezza energetica;
- delle infrastrutture e dei trasporti;
- ministero dell’istruzione e del merito;
- ministero della salute.
Altri 7 invece sono organizzati con direzioni generali quali strutture amministrative di vertice:
- ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
- ministero della difesa;
- ministero delle imprese e del made in Italy;
- ministero del lavoro e delle politiche sociali;
- ministero dell’università e della ricerca;
- ministero della cultura;
- ministero del turismo.
Quanto detto presenta un’eccezione: il ministero della difesa. La sua organizzazione infatti ha una disciplina del tutto particolare prevista dal codice dell’ordinamento militare.
Analisi
I ministeri sono macchine complesse e articolate. Se ai ministri spetta il compito di fornire l’indirizzo politico, alla burocrazia e in particolare ai suoi vertici, compete l’attività di gestione. Si tratta in sostanza dell’adozione di atti e provvedimenti amministrativi nonché della gestione finanziaria, tecnica e amministrativa. Sono i dirigenti, non i politici, a essere responsabili dell’attività amministrativa.
I vertici amministrativi sono dunque figure molto importanti, che conoscono a fondo il funzionamento delle strutture ministeriali. Si tratta di un aspetto particolarmente rilevante in un paese, come l’Italia, in cui spesso i ministri restano in carica per un tempo limitato. Proprio per evitare che i dirigenti amministrativi assumano un ruolo troppo importante è stato introdotto il cosiddetto spoils system.
La scelta del tipo di struttura da dare a ciascun ministero dipende in larga parte dalle competenze che gli sono attribuite. Il ministero dell’interno per esempio è organizzato tramite 5 dipartimenti: affari generali, affari interni e territoriali, pubblica sicurezza, libertà civili e l’immigrazione e vigili del fuoco. A parte il dipartimento per gli affari generali che si occupa dell’amministrazione del dicastero stesso, ciascuno di questi dipartimenti è il vertice di un settore autonomo che ha ben poco a che fare con gli altri.
Al contrario il ministero degli esteri (Maeci) è organizzato per direzioni generali e ha al proprio vertice un segretario generale. D’altronde le direzioni del Maeci si occupano tutte di aspetti diversi della politica estera. Ha perfettamente senso quindi che il ministero abbia una struttura piramidale con al vertice il segretario generale che riporta al ministro.
Le ragioni per scegliere l’una o l’altra opzione però non sono sempre così chiare. Non a caso, talvolta, è uno stesso ministero a cambiare la propria struttura. È per esempio il caso del ministero della salute che, tra il 2014 e il 2022, è passato a un’organizzazione per direzioni generali per poi tornare, nel 2023, a una strutturazione per dipartimenti.