Cosa sono il canale bilaterale e il canale multilaterale
I fondi della cooperazione pubblica allo sviluppo si dividono in due grandi componenti (bilaterale e multilaterale), che indicano la via attraverso cui arrivano ai paesi destinatari. Negli ultimi anni i fondi del canale multilaterale hanno superato di gran lunga quelli del bilaterale.
Definizione
I fondi dell’aiuto pubblico allo sviluppo (aps) si dividono in due grandi insiemi, che indicano in sostanza la via con cui dovrebbero arrivare ai paesi a cui sono destinati: l’aiuto bilaterale e quello multilaterale.
- L’aiuto pubblico bilaterale è il flusso diretto di risorse che va da fonti istituzionali del paese donatore direttamente al paese ricevente. Questi fondi devono essere utilizzati per realizzare sul territorio del paese ricevente progetti o programmi che abbiano lo scopo di promuovere lo sviluppo economico e sociale. I progetti possono essere affidati per la loro realizzazione ad altri attori: ong/osc, autorità locali, università, settore privato.
- L’aiuto pubblico multilaterale è invece il flusso di risorse che il paese donatore destina ad organizzazioni internazionali specializzate in cooperazione per svolgere attività volte a promuovere lo sviluppo. Si tratta per esempio di programmi realizzati attraverso agenzie delle Nazioni unite quali Unicef, Unhcr, la banca mondiale, l’Organizzazione mondiale della salute e varie altre.
- L’aiuto pubblico multi-bilaterale riguarda contributi che il paese donatore alloca a un’organizzazione internazionale specificando il paese o la regione ricevente, lo scopo e i termini del contributo, indicando in alcuni casi anche gli altri attori che poi li realizzeranno. Questa forma di aiuto, che presenta aspetti sia del canale bilaterale che di quello multilaterale, è contabilizzato dall’Ocse all’interno del canale bilaterale.
Dati
Nel 2020 il canale bilaterale italiano ha superato di poco il miliardo di dollari, pari (a prezzi correnti) a 978,6 milioni di euro. Somme di molto inferiori alla componente multilaterale dell’aiuto pubblico allo sviluppo, che nel 2020 era quasi il triplo: 2,98 miliardi di dollari pari, sempre a prezzi correnti, a 2,69 miliardi di euro.
In effetti, tranne che nel decennio a cavallo tra anni ’80 e ’90 e in altri periodi più brevi, la componente multilaterale è risultata quasi sempre superiore alla componente bilaterale.
Come si spiega anche nel rapporto del centro studi di politica internazionale (Cespi) “L’Italia e la cooperazione multilaterale“, negli anni l’aiuto pubblico allo sviluppo in Italia è stato influenzato sia dal contesto internazionale che da condizioni politiche interne. Per esempio, all’inizio degli anni ’80 una campagna contro lo sterminio per la fame del mondo promossa dai radicali contribuì a preparare culturalmente il terreno per interventi straordinari in tema di aiuto allo sviluppo.
Così come qualche anno più tardi l’istituzione del G7 e una maggiore responsabilità dei governi occidentali nei confronti di altre aree del mondo concorse al verificarsi di un’impennata delle risorse, seguita agli inizi degli anni ’90 da una discesa repetina, generata anche dalla fine della guerra fredda e aggravata dallo scandalo di Tangentopoli, che aveva investito anche la Farnesina.
L’aiuto bilaterale e quello multilaterale dell’Italia, dal 1960 al 2020
Il confronto tra le due componenti dell'aiuto pubblico allo sviluppo e il loro andamento nel tempo (1960-2020)
L’aiuto pubblico allo sviluppo può essere suddiviso tra canale bilaterale e canale multilaterale. Pur mostrando un chiaro andamento nel tempo il canale multilaterale oscilla molto di anno in anno. Questo avviene a causa dalla periodica ricapitalizzazione dei bilanci delle organizzazioni internazionali a cui i fondi sono destinati. A partire dal 2016 sono state considerate le somme indicate con il metodo di calcolo “Grant equivalent“, per gli anni precedenti al 2016 con il metodo “Net disbursement”. Le somme sono considerate come milioni di dollari a prezzi costanti al 2019.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(ultimo aggiornamento: giovedì 2 Settembre 2021)
Analisi
Negli anni il canale multilaterale ha avuto un andamento più stabile. In questa componente, infatti, le oscillazioni riguardano più il breve periodo e sono in gran parte dovute alla periodica ricapitalizzazione dei bilanci delle organizzazioni internazionali a cui i fondi sono destinati. Al contrario, l'aiuto bilaterale ha una curva temporale meno definita, essendo più soggetta a inversioni di rotta.
Non c'è una ragione oggettiva per cui un paese debba preferire un canale all'altro.
Non ci sono ragioni specifiche per cui un paese debba privilegiare un canale rispetto all'altro. Ognuna delle due componenti dell'aiuto pubblico allo sviluppo presenta infatti le proprie caratteristiche. Il canale bilaterale, per esempio, consente un maggiore controllo sui fondi stanziati, permettendo al paese donatore di perseguire in maniera più diretta le proprie strategie e priorità nelle politiche di cooperazione allo sviluppo.
D'altra parte i paesi che eccedono nell'uso del canale bilaterale possono esporsi a critiche di nazionalizzazione o bilateralizzazione dell'aps. Inoltre in questa componente è conteggiato il cosiddetto aiuto gonfiato, vale a dire un insieme di voci che pur essendo legittimamente contabilizzate nell'aps non prevedono un effettivo trasferimento di fondi verso paesi in via di sviluppo.
Il canale multilaterale, al contrario, non risponde in maniera diretta alle priorità dei paesi donatori. Le strategie di sviluppo sono definite per l'appunto in maniera multilaterale da ciascuna organizzazione a cui vengono destinate le risorse. Questo permette però un minore controllo da parte del paese donatore e maggiori difficoltà per la società civile nell'avere informazioni dettagliate sull’uso di questi fondi.
Vai a
L’importanza del canale multilaterale nell’aiuto allo sviluppo italiano.
Tuttavia, è importante evidenziare come ogni paese abbia un margine di scelta sia sulla tipologia di organizzazioni da finanziare, sia quella quantità di contributi volontari da destinare loro. Inoltre, finanziare un'organizzazione anziché un'altra significa anche partecipare al processo decisionale sulle priorità delle organizzazioni stesse, incidendo indirettamente sulle strategie di cooperazione che chi riceve il finanziamento porta avanti.