Che cos’è il 2×1000 ai partiti

Con la dichiarazione dei redditi, i contribuenti possono decidere di destinare una quota della loro irpef (lo 0,2%, cioè il cosiddetto 2×1000) a un partito anziché allo stato. Questa forma di finanziamento non va confusa con il 5×1000 (destinato ad associazioni) e con l’8×1000 (destinato alle confessioni religiose).

Definizione

Con la dichiarazione dei redditi, il contribuente può decidere che alcune quote della sua irpef, anziché andare allo stato, siano versate ad altri soggetti. Si tratta del 2×1000, dell’8×1000 e del 5×1000, importi destinati a enti diversi e che non vanno confusi. Non sono alternativi tra loro, infatti nella stessa dichiarazione dei redditi il contribuente può indicare:

  • una confessione religiosa cui destinare l’8×1000 della sua imposta sui redditi. Si può scegliere tra tutti i culti che hanno stipulato un’intesa con l’Italia (ad esempio chiesa cattolica, valdese, unione buddista, induista ecc.) oppure versarlo allo stato. Se non si sceglie nessuno, il gettito viene comunque ripartito in proporzione alle scelte fatte dagli altri contribuenti;
  • un’organizzazione di utilità sociale a cui destinare il 5×1000, tra quelle iscritte nello specifico elenco. Si tratta di associazioni, enti di ricerca, organizzazioni di volontariato o anche il comune di residenza. A differenza dell’8×1000, gli enti ricevono solo il gettito delle scelte a loro favore;
  • un partito politico cui destinare il 2×1000 della propria irpef. Anche in questo caso ogni partito riceverà solo il gettito delle scelte a suo favore, mentre il resto rimane allo stato. Si può scegliere tra le forze politiche iscritte nel registro dei partiti che abbiano fatto richiesta di essere ammesse alla ripartizione.

Il 2×1000 in particolare è la forma di finanziamento pubblico ai partiti che ha sostituito i rimborsi elettorali. È stato istituito dal governo Letta con il decreto 149/2013, e poi approvato dal parlamento con la legge 13/2014.

Dati

Il passaggio dal vecchio sistema dei rimborsi a quello attuale del 2×1000 è stato graduale. A partire dal 2014 i rimborsi elettorali sono stati ridotti anno dopo anno del 25%, del 50%, del 75% e infine eliminati nel 2017. Contemporaneamente sono aumentati i fondi stanziati per il 2×1000: 7,75 milioni nel 2014, 9,6 milioni (2015), 27,7 milioni (2016, stanziamento successivamente abbassato a 17,7 milioni) e 45,1 milioni a partire dal 2017 (somma poi ridotta a 25,1 milioni). Non è detto che i partiti riescano a raggiungere questa cifra, quindi l’importo del 2×1000 ogni anno è imprevedibile. Ad esempio nel 2017 hanno raccolto circa 15 milioni su 25 in palio, lasciando la parte restante allo stato.

Analisi

Il tema del finanziamento pubblico è stato riformato in diverse occasioni nell’ultimo decennio. Nel periodo 2012-14 sono intervenuti prima il governo Monti (che ha ridotto i rimborsi) e poi il governo Letta (che li ha aboliti e sostituiti con il 2×1000). Per quanto il nuovo meccanismo sia molto diverso dal precedente, rientra nella definizione di finanziamento pubblico in quanto si tratta di fondi che derivano dalla fiscalità generale. Sono comunque 3 le principali novità rispetto al vecchio sistema. In primo luogo i rimborsi elettorali erano automatici, e venivano erogati in base ai voti ricevuti dalla lista nelle elezioni. Invece il 2×1000 è volontario e la sua entità dipende da quanti contribuenti nella dichiarazione dei redditi. Secondo, i rimborsi elettorali valevano oltre 180 milioni di euro l’anno (ridotti a 91 milioni nel 2012 durante il governo Monti), mentre lo stanziamento per il 2×1000 a regime è di 25 milioni di euro annui. Terzo, i rimborsi elettorali erano incassati dalla lista che si era presentata alle elezioni, mentre al 2×1000 possono accedere solo i partiti iscritti nell’apposito registro. Requisito per l’iscrizione è uno statuto conforme a principi di democrazia interna.

PROSSIMO POST