Definizione
Quando si predispone il bilancio di esercizio di un comune o di un’amministrazione pubblica è essenziale avere chiara la distinzione tra le entrate su cui si può contare per la gestione ricorrente per finanziare spese ordinarie e quelle invece a carattere straordinario, per interventi non periodici.
Sul piano contabile, questa divisione viene resa istituendo due componenti: quella corrente e quella in conto capitale. La parte corrente riguarda quelle entrate e uscite che hanno come scopo il finanziamento della gestione ordinaria. Ad esempio, rientrano in questa categoria le spese per gli stipendi, la cancelleria degli uffici e tutte le altre attività ordinarie e quotidiane del comune. Per le entrate si parla di imposte comunali come l’Imu ma anche incassi di natura extratributaria come le multe.
La componente in conto capitale invece è quella impiegata per finanziare gli investimenti, ovvero degli interventi non ricorrenti volti ad incrementare il patrimonio dell’ente. Si parla di opere pubbliche come ad esempio la costruzione di nuove strade ma anche di interventi strutturali di particolare incidenza, come potrebbero essere quelli sulla linea degli acquedotti. Per quel che riguarda le entrate un esempio è rappresentato dagli oneri di urbanizzazione.
Le entrate e le spese finali sono composte dalla somma di queste due componenti. Rappresentano le somme necessarie all’ente per perseguire i propri scopi, al netto dei finanziamenti esterni.
Dati
Anche nel bilancio delle amministrazioni comunali è possibile individuare queste due componenti. Per quel che riguarda le entrate, sono incluse all’interno dei primi tre titoli:
- titolo I – entrate correnti di natura tributaria, contributiva e perequativa;
- titolo II – trasferimenti correnti;
- titolo III – entrate extratributarie.
Al contrario, quelle in conto capitale si trovano nell’omonimo titolo IV. Questa classificazione sussiste anche per quel che riguarda le spese, divise in due titoli:
- titolo I – spese correnti;
- titolo II – spese in conto capitale.
La parte corrente è maggiore rispetto a quella in conto capitale
Entrate e uscite correnti e in conto capitale per i comuni italiani (2021)
Il dato rappresenta la somma di entrate e uscite correnti e in conto capitale nei comuni italiani. Le entrate correnti sono rappresentate dai primi tre titoli del conto di bilancio: titolo I – entrate correnti di natura tributaria, contributiva e perequativa titolo II – trasferimenti correnti, titolo III – entrate extratributarie.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Openbdap
(consultati: mercoledì 4 Gennaio 2023)
Per quel che riguarda le entrate correnti, i comuni italiani incassano in tutto 66,16 miliardi di euro, pari al 77,07% del totale degli incassi. Quelli in conto capitale ammontano invece a 13,48 miliardi di euro che corrispondono al 15,70%. Le uscite correnti invece sono pari a 55,26 miliardi di euro (71,89% delle spese) mentre quelle in conto capitale si attestano a 14,36 miliardi di euro (il 18,68%).
Analisi
Una divisione tra la componente corrente e quella in conto capitale è fondamentale per la contabilità degli enti della pubblica amministrazione. Avere delle chiare destinazioni delle risorse permette infatti di non trascurare aspetti importanti per la vita della comunità, dal momento che entrate correnti finanziano spese correnti e entrate in conto capitale sono connesse alle relative spese in conto capitale.
Il calcolo delle proprie capacità finanziarie divise per destinazione è importante anche per l’accesso al debito. Per quel che riguarda i comuni, è possibile soltanto per la componente di investimento, quindi quella in conto capitale. Anche se è possibile ricorrere a finanziamenti esterni, le amministrazioni devono seguire la regola dell’equilibrio di bilancio in cui le entrate finali devono essere maggiori rispetto alle uscite finali.