Procedono a piccoli passi i correttivi sul funzionamento delle camere Dopo il taglio dei parlamentari
Lo scorso 18 ottobre è ufficialmente entrata in vigore la legge costituzionale che estende ai diciottenni il diritto di voto per il senato. Si tratta dell’unico passo avanti significativo registrato negli ultimi mesi. Il tempo però inizia a scarseggiare.
mercoledì 3 Novembre 2021 | Potere politico
Come noto, a partire dalla prossima legislatura il parlamento sarà composto in totale da 600 membri. A seguito del taglio degli eletti previsto dalla legge costituzionale 1/2020 però si sono resi necessari dei correttivi. Alcuni essenziali per assicurare l’adeguato funzionamento delle camere. Altri non indispensabili ma comunque considerati utili per evitare alcune distorsioni (come, ad esempio, la rimodulazione del numero di delegati regionali per l’elezione del presidente della repubblica). Altri ancora frutto di valutazioni più “politiche” ma che prescindono dal taglio dei parlamentari.
A distanza di oltre un anno dall’entrata in vigore della riforma tuttavia si registrano pochi passi in avanti da questo punto di vista. Lo scorso 18 ottobre è ufficialmente entrata in vigore la legge costituzionale 1/2021. Tale norma prevede la modifica dell’articolo 58 della costituzione ed abbassa a 18 anni il diritto di voto attivo per i rappresentanti del senato.
Si tratta dell’unico avanzamento significativo registrato negli ultimi mesi in questo ambito. Tale stallo appare piuttosto preoccupante visto che ci stiamo avviando verso la fine della legislatura.
Quali correttivi?
Il processo di riforma del parlamento era uno dei punti stabiliti dall’accorso per la nascita del governo Conte II. Le forze che componevano la maggioranza giallorossa infatti avevano individuato una serie di correttivi di accompagnamento al taglio dei parlamentari. Correttivi considerati una conditio sine qua non in particolare dal Partito democratico per approvare la riforma.
Le modifiche concordate erano 4:
- la riforma dei regolamenti di camera e senato;
- l’abbassamento della soglia d’età per il voto a palazzo Madama;
- il superamento della base regionale per l’elezione del senato a favore di quella circoscrizionale;
- la riduzione da 3 a 2 delegati regionali per l’elezione del presidente della repubblica.
I correttivi sono passati in secondo piano. Ma la legislatura sta volgendo al termine.
Inizialmente c’era la convinzione che tale percorso potesse concludersi in tempi brevi. In realtà, complici anche l’emergenza Covid, le dimissioni di Giuseppe Conte da presidente del consiglio e il bisogno di dare la priorità ad altre misure come la legge di bilancio e il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il tema delle riforme istituzionali è passato in secondo piano.
Tale criticità peraltro si riproporrà anche nei prossimi mesi. Il parlamento infatti sta per entrare nella sessione per l’approvazione della legge di bilancio per il 2022. Mentre nel nuovo anno l’agenda politica sarà incentrata sull’elezione del nuovo presidente della repubblica.
Le riforme costituzionali
Come abbiamo detto, è ufficialmente entrata in vigore la modifica costituzionale che prevede il diritto di voto ai diciottenni anche per il senato. Tale riforma non era stata approvata da una maggioranza dei due terzi da entrambe le camere. Di conseguenza il progetto di legge è rimasto in sospeso per 3 mesi. Periodo durante il quale sarebbe stato possibile presentare una richiesta di referendum.
È proprio nell’aula direttamente interessata dalla riforma che non è stata raggiunta la soglia dei due terzi. Nella votazione dello scorso 8 luglio infatti i favorevoli sono stati solamente 178 (il 55% circa). I contrari e gli astenuti sono stati in totale 45 a cui si aggiungono 97 senatori assenti o considerati come “in missione”.
Voto ai diciottenni, al senato è mancata la maggioranza dei 2/3
Il percorso in parlamento della proposta di riforma costituzionale per l'abbassamento a 18 anni del diritto di voto attivo per il senato
FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: martedì 26 Ottobre 2021)
Questa modifica peraltro andava anche nella direzione di rendere più omogeneo il corpo elettorale tra camera e senato. L'obiettivo era quello di evitare che si formassero maggioranze diverse tra i due rami del parlamento, come avvenuto spesso negli ultimi anni. Problema però che non è ancora stato risolto in via definitiva.
Ancora indietro la revisione del sistema elettorale per il senato.
In base agli articoli 55 e 56 della costituzione infatti camera e senato hanno due modalità di elezione differenti. I seggi di Montecitorio sono assegnati su base nazionale (suddividendo il territorio in circoscrizioni) mentre quelli di palazzo Madama su base regionale. Di questo specifico aspetto si occupa un altro disegno di legge di riforma costituzionale che vede come primo firmatario Federico Fornaro di Liberi e uguali. A oggi tuttavia tale proposta risulta ferma alla commissione affari costituzionali della camera.
L'ultima occasione in cui è stata discussa risale al 14 ottobre 2020, più di un anno fa.
L'elezione del presidente della repubblica
Il Ddl Fornaro affrontava anche il tema dell'elezione del presidente della repubblica. In base all'articolo 83 della costituzione infatti alla scelta del capo dello stato concorrono anche 58 delegati regionali. Con la riduzione del numero dei parlamentari tuttavia il peso di questi rappresentanti diventa superiore. Essi infatti passerebbero dall’esprimere circa il 6% dei voti a circa il 10%. Un valore giudicato eccessivo da alcuni osservatori oltre che da alcune forze politiche presenti in parlamento.
Anche in questo caso tuttavia parliamo di un disegno di legge di riforma costituzionale che in quanto tale richiede una procedura rafforzata per la sua approvazione. In base all'articolo 138 della costituzione sono necessarie due deliberazioni da parte di entrambe le camere, a distanza di almeno tre mesi.
I regolamenti parlamentari
Un altro fronte particolarmente delicato per quanto riguarda i correttivi è quello legato alla revisione dei regolamenti parlamentari. Passaggio necessario per assicurare il corretto svolgimento dei diversi organi (giunte, commissioni eccetera) di cui si compongono camera e senato.
Sono molti infatti gli articoli in cui si fanno diretti riferimenti al numero di deputati e senatori e che devono quindi essere modificati. Sarebbe importante che tali aggiustamenti fossero portati a termine entro la fine dell'attuale legislatura. In questo modo le nuove camere ridotte potranno iniziare il loro lavoro già nella piena operatività.
Questo [...] versante desta notevole preoccupazione, essendo precisa responsabilità di questa legislatura quella di mettere il “prossimo” parlamento in grado di funzionare al meglio sin dalla sua prima seduta
Le riforme da realizzare riguardano sia la composizione di organi specifici, sia il funzionamento dei lavori. Solo per citarne alcune:
- le modalità di verifica del numero legale e dei quorum richiesti per le votazioni;
- le modalità per la richiesta del voto segreto e per la presentazione di mozioni;
- la revisione del numero minimo di deputati e senatori per la formazione di un gruppo;
- il funzionamento delle commissioni permanenti (specie al senato);
- il funzionamento di altri organi delle camere come ufficio di presidenza, giunte e comitati.
47 gli articoli dei regolamenti di camera e senato da riformare.
Camera e senato dispongono di due regolamenti differenti, per cui ogni ramo del parlamento si è attivato in maniera indipendente per apportare le modifiche necessarie. Per questo fine le giunte per il regolamento di Montecitorio e palazzo Madama avevano anche deliberato la creazione di comitati ristretti ad hoc. Tuttavia, come vedremo, anche in questo caso l'iter è molto indietro.
La situazione alla camera
Ad oggi all'interno della giunta per il regolamento della camera sono in discussione 3 distinte proposte di revisione. Una presentata dal centrodestra che vede come primo firmatario Simone Baldelli (Fi). Una avanzata dal Movimento 5 stelle a prima firma di Niccolò Invidia. E infine una proposta dal Partito democratico con primo firmatario Andrea Giorgis.
Le proposte di centrodestra e M5s sono abbastanza simili tra loro. Entrambe si limitano ad adeguare le soglie numeriche nei casi in cui il regolamento faccia esplicito riferimento a valori assoluti. Quella del M5s inoltre prevede alcuni accorgimenti per scoraggiare il fenomeno dei cambi di gruppo. Quella del Pd affronta una pluralità di temi. Ad esempio, oltre a trattare il tema dei cambi di gruppo, viene introdotto il principio del "voto a data certa" per alcuni provvedimenti di particolare interesse del governo. Inoltre questa proposta prevede una significativa revisione della questione di fiducia.
La discussione su questi temi però è ancora in fase embrionale. La giunta è tornata a riunirsi lo scorso 20 ottobre dopo un’interruzione di oltre 3 mesi. Da quanto emerso nel corso della seduta infatti il lavoro preparatorio che avrebbe dovuto svolgere il comitato ristretto non ha avuto esiti. Di conseguenza il presidente ha proposto di passare direttamente alla discussione nel plenum della giunta. Ciò con l'obiettivo di velocizzare i tempi.
Serve uno sforzo comune per venirsi incontro e raggiungere un risultato condiviso.
Fico ha quindi affermato la sua intenzione di convocare un nuovo incontro entro una settimana. La seduta si è effettivamente tenuta lo scorso 27 ottobre. In questa sede è stato affidato il ruolo di relatori ai deputati Fiano e Baldelli. A loro è affidato il compito di elaborare un testo condiviso da tutte le forze politiche. Durante la seduta tuttavia non è stata indicata una tempistica precisa per il lavoro dei due nuovi relatori. Il presidente Fico ha infatti valutato sufficiente l'indicazione di "tempi brevi".
La situazione al senato
Al senato la situazione è simile. Anche in questo ramo del parlamento sono 3 le proposte di modifica del regolamento in discussione. Una è stata presentata dal centrodestra con Roberto Calderoli (Lega). Una porta la firma di Dario Parrini del Partito democratico. Infine anche qui il Movimento 5 stelle ha depositato la propria proposta che vede come primo firmatario Vincenzo Santangelo (M5s).
Lo schema delle proposte ricalca a grandi linee quello della camera. La proposta di Calderoli infatti risulta più minimale mentre quella del Pd maggiormente articolata. Anche in questo ramo del parlamento la proposta dei pentastellati vede alcune innovazioni sul tema dei cambi di gruppo introducendo significative limitazioni.
3 le proposte di modifica dei regolamenti presentate sia alla camera che al senato.
Anche in questo caso la discussione risulta ancora alle prime fasi. L'ultimo incontro della giunta per il regolamento si è tenuto lo scorso 11 maggio, seduta in cui peraltro non è stato affrontato il tema della riforma dei regolamenti. Da allora non si registrano ulteriori aggiornamenti.
La legge elettorale
Un ultimo elemento legato al tema delle riforme istituzionali è quello della nuova legge elettorale. Argomento tornato di attualità anche a seguito delle recenti elezioni amministrative che hanno visto il successo del centrosinistra.
All’epoca del governo Conte II, Pd e M5s si erano accordati per una riforma in senso proporzionale. Tale revisione era contenuta nel disegno di legge 2329 che vedeva come primo firmatario Giuseppe Brescia (M5s), presidente della commissione affari costituzionali della camera.
Questa proposta infatti prevede il superamento dei collegi uninominali ed il ritorno ad un sistema proporzionale con sbarramento e una soglia di accesso pari al 5% dei voti (con diritto di tribuna per i partiti che non la raggiungono). La norma prevede inoltre l’abolizione delle coalizioni formate prima delle elezioni. Tale proposta però si è arenata in parlamento e oggi risulta ancora in discussione nella commissione affari costituzionali della camera. L’ultima seduta in cui è stata affrontata però risale al 10 settembre 2020. Più di un anno fa.
Il "Brescellum" prevedeva un sistema elettorale proporzionale. Ma adesso l'orientamento dei partiti potrebbe essere cambiato.
Il motivo dell’impasse su questo tema è in parte dovuto al nuovo assetto parlamentare. In primo luogo la nascita del governo Draghi con il conseguente allargamento della maggioranza. Recentemente infatti il centrodestra ha ribadito unitamente la propria contrarietà ad un ritorno al sistema proporzionale. Ciò anche perché la coalizione, in base ai sondaggi, sarebbe ancora la favorita se si andasse a votare a breve con l'attuale sistema. D’altra parte anche nel centrosinistra e nel Pd in particolare - rinvigorito dall’esito positivo delle amministrative - non c’è unanimità sul tema. Lo stesso segretario Letta infatti recentemente si era sbilanciato a favore di un ritorno a un sistema maggioritario.
Questa grande incertezza ha determinato il fatto che l'unico atto prodotto in questo ambito sia stato un decreto legislativo con cui sono stati riassegnati i collegi elettorali alla luce dei numeri ridotti del futuro parlamento. Tale misura, una delle ultime varate dal governo Conte II, era un atto dovuto. Senza di essa infatti non sarebbe stato possibile procedere all'elezione di un nuovo parlamento.
La questione tempo
Al di là della legge elettorale però, come abbiamo visto, la maggior parte dei correttivi richiesti a seguito del taglio dei parlamentari è ancora molto lontana dall’essere portata a compimento. Nei prossimi mesi peraltro il parlamento sarà chiamato ad affrontare 2 partite non da poco. Prima l’approvazione della legge di bilancio e successivamente l’elezione del nuovo capo dello stato. Due passaggi molto importanti che assorbiranno quasi in toto l’agenda politica delle prossime settimane.
Questa dinamica però non deve far passare in secondo piano il fatto che è precisa responsabilità di questo parlamento adottare tutti i correttivi necessari al funzionamento delle nuove camere a ranghi ridotti. In modo che queste possano essere immediatamente operative al momento della loro proclamazione.
Sotto questo aspetto però il tempo sta iniziando a scarseggiare.
Photo credits: Facebook - Roberto Fico