Prosegue il calo delle nascite in Italia #conibambini

Il 2023 segna un nuovo record storico nel calo delle nascite, che scendono a 379mila da 393mila dell’anno precedente. Il tasso di natalità è in calo nel 72% dei comuni; in 6 su 10 è inferiore alla media nazionale. Meno di 1 su 10 supera la media Ue.

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Con 379mila nuove nascite nel 2023, continua l’inverno demografico del paese. Dati ancora provvisori, che però confermano una tendenza visibile da alcuni anni. Rispetto al 2022 le nascite sono diminuite di 14mila unità (il 3,6% in meno). In confronto al 2008, ultimo anno di “picco” il calo è superiore a un terzo (-34,2%). Significa quasi 200mila nuovi nati in meno in soli 15 anni.

-197mila nati in Italia nel 2023 rispetto al 2008.

Una diminuzione che riguarda sia i nati con cittadinanza italiana che senza, e che incide anche sul tasso di natalità, ovvero il numero di nuove nascite in rapporto agli abitanti. Nel 2023 è sceso a 6,4 nati ogni mille abitanti, dai 6,7 del 2022.

Come abbiamo avuto modo di approfondire in passato, questa dinamica di progressivo declino demografico pone un’ipoteca sul futuro del paese. Con una popolazione in invecchiamento, senza un ricambio generazionale, sono destinati a diventare insostenibili il sistema sociale, quello previdenziale e sanitario. Con ripercussioni soprattutto sulla parte più debole della società, a partire dalle persone – in molti casi anche minori – in condizione di difficoltà economica o di esclusione sociale.

14% i minori in povertà assoluta nel 2023. Da anni è la fascia d’età più colpita dal disagio.

Un calo preoccupante anche per le sue conseguenze a livello territoriale: in oltre 6 comuni su 10 infatti il tasso di natalità è anche inferiore rispetto alla media nazionale.

Quanto sono diminuite le nascite negli ultimi 15 anni

Il 2008 è stato l’ultimo anno di “picco” all’interno della breve crescita demografica avvenuta alla metà degli anni duemila. Da allora la curva discendente non si è più arrestata e ogni anno segna nuovi record negativi.

Il dato relativo al 2023 è una stima provvisoria.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 29 Marzo 2024)

Nell’arco di 15 anni le nascite sono diminuite di quasi 200mila unità, oltre un terzo in meno rispetto alla fine degli anni 2000.

Una discesa che è visibile anche nel crollo del tasso di natalità, ovvero il numero di nuovi nati rispetto ai residenti nel paese. Erano 9,7 i nati ogni mille abitanti nel 2008, quota scesa a 8,3 nel 2014 e a 7 nel 2019, ultimo anno prima del Covid. Da allora la cifra è scesa sotto la soglia psicologica del 7, attestandosi a 6,8 nel biennio 2020-21, fino agli attuali 6,4 secondo le stime preliminari sul 2023.

La dimensione territoriale del calo delle nascite

Questo declino è visibile anche nei diversi territori. Tra 2014 e 2021 (ultimo dato per cui sono disponibili stime a livello comunale), il tasso di natalità è diminuito in oltre 5.600 comuni, ovvero il 71,6% del totale.

Nel 61,6% dei comuni il tasso di natalità registrato nel 2021 è stato inferiore alla media nazionale dello stesso anno (6,8 nati ogni mille abitanti). Solo nel 36,6% dei casi questa cifra è stata superata. In particolare in provincia di Bolzano (dove quasi 9 comuni su 10 superano il tasso di natalità italiano), nell’area di Ragusa (83,3% dei comuni sopra la media) e nella città metropolitane di Catania (81%) e Napoli (70,7%). 

Il tasso di natalità è il rapporto tra il numero dei nati vivi dell’anno e l’ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat (statistiche sperimentali)
(ultimo aggiornamento: venerdì 8 Marzo 2024)

Tra i capoluoghi è Catania il comune con il tasso di natalità più alto nel 2021: 8,6 nati ogni mille abitanti. Seguono, con almeno 8 nati per mille residenti, le città di Andria, Barletta e Palermo. Mentre agli ultimi posti spiccano diverse città sarde e una delle Marche: Ascoli Piceno (4,9), Oristano (4,9), Cagliari (4,5), Nuoro (4) e Carbonia. Nel comune del Sud Sardegna il tasso di natalità si è attestato a 3,1 nati ogni mille abitanti nel 2021.

Una tendenza con cause strutturali, ma non da sottovalutare

Si tratta di un fenomeno che ha innanzitutto radici strutturali. Legate al fatto che le persone in età fertile – con l’uscita della generazione del boom economico dall’età riproduttiva – sono sempre meno.

Il calo delle nascite è in parte causato dai mutamenti strutturali della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni. In questa fascia di popolazione le donne sono infatti meno numerose di un tempo. Quelle nate negli anni del baby-boom (dalla seconda metà degli anni Sessanta alla prima metà dei Settanta) sono quasi tutte uscite dalla fase riproduttiva mentre quelle che oggi ancora vi si trovano scontano l’effetto del cosiddetto baby-bust, ovvero la fase di continua riduzione della fecondità del ventennio 1976-1995 che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995.

Questa tendenza, su cui ovviamente è molto difficile intervenire nell’immediato, spiega circa i due terzi del crollo delle nascite negli ultimi anni. Allo stesso tempo, il restante terzo della diminuzione è dovuto a un calo del tasso di fecondità.

Si tratta di questioni complesse, connesse a fattori sociali e culturali molto più ampi e che non riguardano solo il nostro paese, per cui vanno assolutamente evitate letture (o, peggio, risposte) semplicistiche. Allo stesso tempo, non va sottovalutato come un investimento complessivo su un insieme di interventi a favore della conciliazione tra famiglia e lavoro possono rappresentare un supporto nella scelta della genitorialità.

Tra questi senza dubbio l’investimento sui congedi parentali, sull’assegno per i figli e sui servizi, in particolare quelli per l’infanzia, spesso ancora poco presenti in ampie parti del paese. Questi possono fornire un supporto necessario, anche se non sufficiente. Non c’è una politica pubblica che, da sola, sia in grado di invertire la tendenza. Ma ciò non significa che passi ulteriori in questa direzione siano inutili.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi al tasso di natalità sono di fonte Istat, e sono stati rilasciati nell’ambito delle statistiche sperimentali. Ai fini dell’elaborazione, sono stati confrontati con dato sul tasso di natalità medio in Italia, sempre di fonte Istat.

Foto: mohadese marvi (Unsplash) – Licenza

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