Quali sfide attendono il nuovo tesoriere del Pd Bilanci dei partiti
Lo stato dei conti 2018 sarà formalizzato solo nel prossimo bilancio, in uscita tra giugno e luglio. Ma la tendenza degli ultimi anni, tra fine dei rimborsi e introduzione del 2×1000, permette già alcune valutazioni.
giovedì 7 Marzo 2019 | Potere politico
Domenica scorsa il Partito democratico ha eletto Nicola Zingaretti, attuale presidente della regione Lazio, come suo nuovo segretario. Con l’elezione di una nuova guida, cambieranno anche gli incarichi di vertice, dalla segreteria alla direzione. Tra i passaggi di testimone anche quello per la carica di tesoriere, attualmente ricoperta da Francesco Bonifazi e che con tutta probabilità sarà assegnata a Luigi Zanda.
Che partito troverà il nuovo tesoriere? Nelle prime dichiarazioni Zanda ha indicato i punti della sua road map:
Se verrò nominato confido in un passaggio di consegne ordinato per capire il reale stato di salute del Pd. Perché non c’è più il finanziamento pubblico dei partiti e tutti vivono in una condizione di povertà. A me piacerebbe investire, oltre che nella organizzazione del Pd sul territorio, anche nello studio di interventi per rafforzare la proposta politica, ma temo non ci siano i soldi per farlo.
Nel corso degli ultimi anni abbiamo avuto modo di raccontare come l’eliminazione dei rimborsi elettorali abbia cambiato il volto del sistema politico italiano. Oggi le casse dei partiti sono molto meno floride rispetto ad alcuni anni fa.
Partiti in crisi 2018
Venuti meno i rimborsi, i partiti hanno visto le entrate ridursi drasticamente. Ciò ha imposto due cose. Da un lato il taglio di alcune spese, tra cui quelle per il personale. Dall’altro, la necessità di trovare nuove fonti di finanziamento. L’intenzione delle riforme era infatti incentivare le donazioni private e il 2×1000, operazioni riuscite solo in parte o non riuscite affatto.
Queste tendenze del sistema politico sono perfettamente riscontrabili nel caso del Pd.
Entrate dimezzate con la fine dei rimborsi
Nel 2013 le entrate della gestione caratteristica del Pd ammontavano a 37,6 milioni di euro, di cui 24,7 milioni da rimborsi elettorali. Una cifra che già risentiva degli effetti del taglio avviato dal governo Monti, che nel 2012 aveva portato il tetto massimo del finanziamento pubblico da 180 a circa 90 milioni annui.
L’azzeramento dei rimborsi ha dimezzato le entrate del Pd
Composizione delle entrate del Partito democratico nazionale tra 2013 e 2017
FONTE: elaborazione openpolis su bilanci Pd
(ultimo aggiornamento: lunedì 16 Luglio 2018)
Ma la tendenza si è acuita con il decreto legge 149 del 2013, sotto l'esecutivo di Enrico Letta. Con questa riforma i rimborsi sono stati progressivamente aboliti dal 2017, ed è stato introdotto il 2x1000. Un vero e proprio cambio di scenario per le forze politiche.
Così, in soli 4 anni, le entrate si sono più che dimezzate. Nel 2017 infatti il Pd ha rendicontato entrate da gestione caratteristica per 17,7 milioni di euro, il 53% in meno rispetto al 2013.
Ciò ha comportato un taglio delle spese per il personale, che tra 2013 e 2017 sono passate da oltre 10 milioni a 6,7 milioni.
FONTE: elaborazione openpolis su bilanci Pd
(ultimo aggiornamento: lunedì 16 Luglio 2018)
Oggi il bilancio del Pd si regge su due gambe: 2x1000 e donazioni private, in gran parte dagli eletti.
Non potendo più fare affidamento sui rimborsi elettorali il Partito democratico ha puntato sulle due possibilità messe a disposizione dal nuovo sistema di finanziamento: contributi privati e 2x1000. Tra i contributi privati, le donazioni da persone giuridiche (come enti e aziende) sono state abbastanza marginali, pur registrando una grande variabilità. Nel 2013 valevano meno di 170mila euro, sono salite fino a quasi un milione di euro l'anno successivo, per poi riscendere ai 185mila euro dell'ultima rilevazione.
Sulle donazioni da persone fisiche c'è stato un trend discendente ininterrotto tra 2013 e 2016: da 11,52 a 7,66 milioni. Questa dinamica si è invertita nel 2017: le donazioni da persone fisiche al Pd sono risalite a 9,4 milioni. Ma c'è un aspetto che va sottolineato: queste donazioni derivano molto spesso da parlamentari, consiglieri regionali o altri eletti ai vari livelli. Nel Pd come in altre forze politiche, infatti, ogni parlamentare è tenuto a versare una quota della propria indennità al partito di riferimento.
I maggiori finanziatori dei partiti sono gli eletti
Percentuale dei contributi dagli eletti sul totale delle donazioni da persone fisiche (2017)
FONTE: elaborazione openpolis sui bilanci presentati dai partiti
(ultimo aggiornamento: giovedì 19 Luglio 2018)
Questa tendenza produce un effetto di sistema da non sottovalutare: le entrate dei partiti dipendono sempre più dalla rappresentanza politica che riescono a eleggere. Con tutte le conseguenze che ciò comporta per la tenuta dei conti. Il Pd all'inizio della scorsa legislatura aveva quasi 300 deputati e oltre 100 senatori. In quella attuale la sua pattuglia parlamentare si è drasticamente ridotta: 112 membri alla camera e 52 al senato. Un aspetto che è stato messo in evidenza come criticità dal Pd stesso nell'ultimo rendiconto di gestione:
In seguito ai risultati delle elezioni politiche, la riduzione dei parlamentari e delle conseguenti deleghe mensili incassate dal Partito, ha reso ancora più delicata la situazione economico-finanziaria.
Come andrà il 2x1000 nel 2019?
Un'altra incognita è il gettito che arriverà nei prossimi anni dal 2x1000. Dall'introduzione di questo strumento il Pd è stata la forza politica che ha raccolto più fondi attraverso le scelte dei contribuenti. Primato confermato anche con i dati usciti poche settimane fa, relativi al 2018, che anticipano il bilancio che vedremo a luglio.
Il 70% del 2×1000 va a Pd e Lega
Le 15 forze politiche che nel 2018 hanno raccolto più fondi dal 2x1000 (% sul totale spettante)
FONTE: elaborazione openpolis su dati Mef
(ultimo aggiornamento: venerdì 11 Gennaio 2019)
Il Pd si è piazzato al primo posto in tutte le annualità, con la Lega Nord (oggi sdoppiata tra vecchia Lega e Lega per Salvini premier) stabilmente al secondo posto nelle preferenze di chi devolve il 2x1000.
Ciò gli ha permesso di rendere il 2x1000 la seconda gamba su cui reggere il partito. Motivo per cui la tenuta di questa fonte è cruciale per l'equilibrio dei conti. Visti in prospettiva però i dati più recenti indicano segnali non incoraggianti, con un calo consistente delle entrate da 2x1000 rispetto al 2017.
FONTE: elaborazione openpolis su bilanci Pd
(ultimo aggiornamento: lunedì 16 Luglio 2018)
Sebbene il Pd resti primo per numero di preferenze dei contribuenti (44,76% delle scelte) e per fondi raccolti (49,5% della cifra erogata ai partiti), in termini assoluti il calo è stato di quasi un milione di euro. Unito a quello dei parlamentari, pone una forte criticità sullo stato dei conti del partito che però potrà essere verificata solo con il prossimo bilancio.
Comunque la si veda, uscendo dal caso specifico del Pd, si tratta di aspetti che meritano attenzione e che non vanno derubricati a fatti interni. Dallo stato di salute delle forze politiche dipende la qualità della democrazia. Nella crisi dei partiti, l'iniziativa politica è esercitata in modo crescente da altri soggetti, come think tank e fondazioni, non sempre normati in modo adeguato.
Foto credit: Facebook Senatori Pd - Licenza