Quando i rider si chiamavano ciclo-fattorini Gig Economy
Lino Neri, edicolante di Bologna, racconta del suo lavoro di consegna dei giornali in bicicletta e riflette sul diritto alla sicurezza in città.
giovedì 10 Maggio 2018 | Cultura del dato
L’articolo di Riccardo Staglianò sulla vita dei riders bolognesi, intitolato “Ehi, voi in bici: alla Camusso che cosa le direste?”, uscito su il Venerdì di La Repubblica del 27 aprile 2018, ripropone nell’edizione cartacea la foto che Valentina Bazzarin ha scattato in un giorno di neve dell’autunno 2017. La stessa foto è stata usata anche nel nostro articolo di lancio della traduzione di Towards a Fairer Gig Economy, intitolato Gig economy, un viaggio in Italia. A seguito della (ri)pubblicazione dello scatto, Valentina si è trovata a confrontarsi con Lino Neri, edicolante bolognese che ogni mattina da 25 anni consegna giornali in bicicletta a privati ed esercizi commerciali della sua città e che, proprio come i ciclo-fattorini odierni, convive con l’insicurezza di un lavoro svolto in strada.
Ascolta le testimonianza di Lino
Nonostante il signor Lino non utilizzi il computer o una piattaforma digitale per svolgere la sua attività di consegne dei giornali nei bar e nelle abitazioni private, gli strumenti digitali non sono solo causa di cambiamenti negativi. Nonostante sia innegabile da una parte, come ci ricordano gli autori di Ripensare la Gig Economy, che il lavoro su piattaforma viene spesso frammentato in una marea di “lavoretti” a chiamata, svolti in ogni momento della giornata e che privano i gig workers di ogni tutela, dall’altra parte ii ciclo-fattorini di oggi, uniti anche dal precariato che influenza le loro vite, sia on- che off-line, si riconoscono come comunità di ciclo-lavoratori (riders) e hanno creato una massa critica che – nella forma di sindacato indipendente a Bologna e in altre città italiane – rivendica il proprio diritto (digitale) alla città.
Intervista e Foto credit: Valentina Bazzarin