Quante scuole si trovano in aree sicure #conibambini
Oltre una scuola su quattro in Italia è collocata in aree considerate non del tutto sicure. Condizioni che variano molto, da nord a sud del paese e dai comuni periferici a quelli più centrali.
martedì 28 Aprile 2020 | Povertà educativa
Per bambini e ragazzi è fondamentale crescere in ambienti sicuri. Dalla casa in cui vivono alla scuola che frequentano, dalla palestra dove praticano sport all’area verde dove giocano nel tempo libero.
È a scuola che i minori passano la maggior parte del loro tempo fuori casa.
Il Miur ha stabilito dei criteri che, se presenti, portano a definire “non sicura” l’area in cui è situato un edificio scolastico. In precedenza abbiamo già approfondito due di questi elementi: la collocazione degli edifici in zone urbane degradate e la vicinanza a fonti di inquinamento atmosferico. Altri sono, ad esempio, la prossimità degli edifici scolastici a percorsi di grande traffico o a transiti ferroviari.
Quando nessuno di questi fattori è presente, l’area in cui è collocata la scuola viene considerata “sicura”.
72% gli edifici scolastici in aree sicure in Italia, nel 2017.
Un dato che se da un lato rappresenta più della metà delle scuole, dall’altra rivela una quota comunque significativa di edifici situati in zone non del tutto sicure (28%). Inoltre, dal momento che si tratta di medie nazionali, è necessario considerare che questi dati variano ampiamente all’interno del territorio, aggravandosi in molte aree del paese.
I divari da nord a sud e dai comuni centrali alle aree interne
Osservando i dati sulle regioni, sono quelle del nord ad avere in media più scuole in aree sicure, rispetto a quelle del centro e del sud.
In Umbria e Puglia, meno della metà delle scuole sono in aree sicure
Percentuale di edifici scolastici in aree considerate sicure, per regione (2017)
Un’area non è considerata sicura quando non è recintata, è tangente a percorsi di grande traffico o a transiti ferroviari, è collocata in una zona urbana degradata, è vicina a strutture industriali a rischio, a preesistenze industriali abbandonate, non ha un accesso dotato di piazzola adeguata. Non sono disponibili dati sul Trentino Alto Adige.
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: martedì 25 Settembre 2018)
Tutte le regioni settentrionali, fatta eccezione per l'Emilia Romagna (69,8%), superano la media nazionale del 71,9%. Ai primi posti, Friuli-Venezia Giulia e Valle d'Aosta, con percentuali superiori al 90%, seguite dal Piemonte (87,5%). All'ultimo posto l'Umbria, con 262 scuole in aree sicure su un totale di 793 (33%), preceduta dalla Puglia a quota 46%.
Oltre alla disparità tra il nord e il resto del paese, è interessante verificare anche le variazioni interne a uno stesso territorio. Dai comuni più centrali alle aree più periferiche.
Considerando la percentuale di scuole in aree considerate non sicure, i comuni polo registrano un dato (35,8%) superiore a quello degli altri comuni. Dai territori di cintura (21,9%) a quelli periferici e ultraperiferici (28,3%), dove in media i servizi sono meno accessibili.
I poli hanno più scuole in aree non del tutto sicure, rispetto agli altri comuni
Percentuale di edifici scolastici in zone sicure e non, nei comuni divisi per area (2017)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: martedì 25 Settembre 2018)
Nei comuni più centrali quindi, i fattori di rischio per le scuole sono più frequenti. Questo potrebbe essere dovuto alla maggiore incidenza di zone trafficate e inquinate nelle città, rispetto ai comuni più esterni e spesso anche meno urbanizzati.
La situazione nelle grandi città
Al fine di approfondire il fenomeno tra i comuni polo, abbiamo considerato i più popolosi del paese, quelli con oltre 200.000 residenti.
Nelle città di Trieste e Venezia quasi tutte le scuole sono in aree sicure
Percentuale di edifici scolastici in zone sicure e non, nelle città italiane con più di 200.000 abitanti (2017)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: martedì 25 Settembre 2018)
Di queste 15 grandi città, solo Trieste, Venezia, Verona e Padova superano la media nazionale del 72% di edifici in aree sicure. Tutte nel nord del paese, anche se osservando il resto della classifica non emerge un divario così netto rispetto al sud. A Palermo e Catania, ad esempio, sono rispettivamente il 70% e il 54% delle scuole ad essere situate in zone sicure, mentre a Milano e Bologna il 28% e il 17%.
8 su 132 gli edifici scolastici statali del comune di Bari situati in aree considerate sicure.
Spicca negativamente la città di Bari, con solo il 6% degli edifici in zone sicure. Vista la particolarità del caso, abbiamo ampliato l'analisi ai comuni di tutta la città metropolitana, per individuare eventuali controtendenze rispetto al capoluogo.
Città metropolitana di Bari: il capoluogo è il comune con meno scuole in aree sicure
Percentuale di edifici scolastici in aree considerate sicure, nei comuni della città metropolitana di Bari (2017)
I comuni in grigio sono quelli dove non ci sono scuole. Un’area è considerata non sicura se non è recintata, è tangente a percorsi di grande traffico o a transiti ferroviari, è collocata in una zona urbana degradata, è vicina a strutture industriali a rischio, a preesistenze industriali abbandonate, non ha un accesso dotato di piazzola adeguata.
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: martedì 25 Settembre 2018)
Tra i comuni con più edifici scolastici del territorio, le percentuali più alte di scuole in aree sicure si registrano ad Altamura (82%) e Rutigliano (76%), che superano ampiamente sia la città di Bari (6%) che la media provinciale (27,4%). Quelle più basse invece, oltre al capoluogo, si registrano a Molfetta (11%) e Bitonto (8%).
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Scarica i dati comunali, regione per regione
I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati è il Miur.
Foto credit: Flickr Massimiliano Calamelli - Licenza