Quanto dista l’obiettivo Ue sulle scuole dell’infanzia #conibambini

Nel 2022 il 92,7% dei minori tra 3 e 5 anni ha partecipato all’istruzione pre-primaria. Un dato in crescita rispetto al 2021, ma i livelli pre-pandemici non sono ancora recuperati. Uno sforzo ulteriore è necessario in vista del nuovo obiettivo Ue del 96%.

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In questi giorni, a qualche settimana dalla fine della scuola, si avviano alla chiusura per la pausa estiva anche le scuole dell’infanzia.

Nel corso dell’emergenza pandemica, la partecipazione dei minori ai percorsi di istruzione prescolari è molto diminuita. Non trattandosi di un livello di istruzione soggetto a obbligo scolastico nel nostro paese, tra 2019 e 2021 gli iscritti sono passati dal 94,8% dei minori nella fascia d’età tra 3 e 5 anni al 91%. Quasi 4 punti percentuali in meno.

-3,8 il calo, in punti percentuali, della quota di minori iscritti all’educazione tra 3 e 5 anni durante la pandemia.

Per avere un termine di paragone, anche la media Ue è diminuita nello stesso periodo, ma in modo più contenuto, passando dal 92,9% al 92,5% (-0,4 punti).

Nel 2022, il dato nazionale è risalito al 92,7%. Una crescita di quasi 2 punti, che però non significa ancora aver recuperato i livelli pre-pandemici.

Cifre da tenere sotto controllo, dal momento che proprio durante la pandemia a livello europeo è stato aggiornato l’obiettivo Ue sulla partecipazione all’educazione per i bambini tra i 3 anni e l’età dell’obbligo scolastico.

Con una risoluzione del consiglio dell’Ue del febbraio 2021, l’obiettivo del 90% dei residenti nella fascia 3-5 anni è stato innalzato al 96%, nell’ambito dei target sull’istruzione da raggiungere entro il 2030. Vai a “Che cosa prevedono gli obiettivi di Barcellona sugli asili nido”

Dopo la fine dell’emergenza, è ancora presto per dire se l’Italia – che storicamente aveva un vantaggio solido sugli altri paesi europei per l’accesso all’istruzione in questa fascia d’età – potrà tornare ai primi posti tra i paesi Ue.

Abbiamo approfondito, attraverso l’uso dei diversi indicatori attualmente a disposizione, la posizione dell’Italia nel contesto europeo e l’ampiezza dei divari interni al paese.

L’accesso alla scuola dell’infanzia in Italia e in Ue

Un confronto tra paesi europei è reso più difficile dall’organizzazione eterogenea dei percorsi di istruzione nei diversi stati, per la fascia che va dai 3 anni all’età dell’obbligo scolastico.

Innanzitutto, perché quest’ultima varia molto da paese a paese: sebbene l’età più frequente sia quella prevista anche in Italia (6 anni), non mancano le eccezioni. I bambini di Croazia ed Estonia vi sono sottoposti solo a partire dai 7 anni, mentre in altri paesi si scende a 5 o 4. In due, Francia e Ungheria, l’istruzione obbligatoria inizia a 3 anni, coprendo quindi in modo completo la fascia d’età in esame.

Questi fattori – insieme ad altri, come l’organizzazione dei percorsi educativi, la loro gratuità e accessibilità – contribuiscono a spiegare le forti differenze tra paesi.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Eurostat
(pubblicati: martedì 14 Maggio 2024)

Nel 2019, la quota di bambini tra 3 e 5 anni iscritti in percorsi di istruzione pre-primaria era pari al 94,8%. Dopo una leggera flessione, nel 2021 è scesa al 91%: quasi 4 punti in meno. Nel 2022 il tasso di partecipazione – secondo i dati recentemente pubblicati da Eurostat – è tornato al 92,7%. Una tendenza in crescita, seppure su livelli inferiori rispetto a quelli pre-pandemici.

Prima della pandemia, nel 2019, l’Italia era il settimo paese con più minori iscritti alle scuole dell’infanzia, dopo Francia, Irlanda, Belgio, Danimarca, Spagna e Svezia. Nel 2022 è risultata undicesima su 27 stati Ue, collocandosi appena sotto la media Ue (93,1% in quell’anno, a fronte del 92,7% italiano). Ovvero a circa 3 punti dall’obiettivo europeo in vista del 2030.

L’accesso alle scuole dell’infanzia sul territorio

Nell’anno scolastico 2021/22 sono stati 1,3 milioni i bambini iscritti alle 22.283 scuole dell’infanzia sul territorio nazionale. Parliamo quindi della quasi totalità dei circa 1,4 milioni di residenti di età compresa tra 3 e 5 anni in Italia.

Il 72,6% degli iscritti frequenta scuole dell’infanzia pubbliche, che nella maggior parte dei casi sono statali (frequentate dal 63% degli alunni). Gli iscritti alle scuole dell’infanzia private sono circa 1 su 4 (27% del totale).

1.388.075 i residenti tra 3 e 5 anni in Italia nel 2022.

Analizzare la capacità dell’offerta di istruzione pre-primaria di fare fronte a questa utenza potenziale è molto più complesso di quanto possa sembrare in apparenza.

Soprattutto quando si approfondisce questo dato in chiave territoriale, mettere in relazione il numero di iscritti nelle scuole dell’infanzia con quello dei residenti tra 3 e 5 anni è una semplificazione che pone alcune questioni da considerare.

Il fenomeno degli anticipatari alla scuola d’infanzia è spesso il sintomo di carenze nell’offerta educativa sotto i 3 anni.

In primo luogo, si tratta di dati di fonte diversa (Istat e ministero dell’istruzione), rilevati con metodologie differenti in momenti temporali differenti, anche quando si riferiscono allo stesso anno. In secondo luogo, il numero di residenti tra 3 e 5 anni non necessariamente esaurisce l’utenza potenziale delle scuole dell’infanzia. Il Dpr 89/2009 disciplina infatti la possibilità per i bambini che compiono tre anni entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento di iscriversi come anticipatari alla scuola dell’infanzia. Un fenomeno particolarmente rilevante in alcune regioni del sud, anche per la carenza di servizi per l’infanzia sotto i 3 anni. Gli anticipi alla scuola dell’infanzia sono infatti spesso il sintomo di una domanda di asili nido e servizi integrativi che non trova risposta adeguata nell’offerta attuale.

Queste premesse spiegano perché il rapporto tra iscritti e residenti sia più elevato in molti territori dell’Italia meridionale. In 23 province raggiunge o supera l’unità. Tra queste Vibo Valentia, Oristano, Nuoro, Ascoli Piceno, L’Aquila, Sondrio, Enna. Tuttavia, non è così ovunque.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Mim e Istat
(consultati: martedì 14 Maggio 2024)

Le aree del paese con il rapporto più basso tra iscritti e utenza potenziale sono Roma, Palermo e Parma. Nella città metropolitana della Capitale, gli iscritti sono 0,86 per ogni residente tra 3 e 5 anni; a Palermo e Parma il rapporto sale a 0,87. Sotto la soglia di 0,9 iscritti alle scuole d’infanzia per minore anche le province di Prato e Gorizia, con un rapporto di 0,89 ciascuna.

Dove incide di più la domanda potenziale di scuole dell’infanzia

Questi dati, e la necessità di estendere l’offerta di istruzione pre-primaria, rendono essenziale comprendere dove vivono i bambini tra 3 anni e l’età dell’obbligo scolastico. Una fascia d’età che, pur non frequentando l’istruzione obbligatoria, non deve essere trascurata in termini educativi. Anche alla luce dell’obiettivo europeo del 96%, che di fatto mira a rendere universale – o quasi – l’accesso a questo livello di istruzione.

Tra i capoluoghi, Catania è quello dove i residenti tra 3 e 5 anni incidono di più sul totale della popolazione, essendo il 2,7% degli abitanti nel comune. Seguono, con almeno il 2,5% dei residenti, le città di Bolzano, Palermo, Crotone, Napoli, Piacenza, Reggio Emilia, Andria e Barletta.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: sabato 1 Gennaio 2022)

Al contrario, il capoluogo con meno residenti nell’età per la scuola dell’infanzia è Carbonia (1,46%). Poco sopra, con quote poco superiori, si trovano 3 città sarde (Cagliari, Oristano e Nuoro) e la marchigiana Ascoli Piceno.

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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi ai residenti per fascia d’età sono di fonte Istat (portale demo.Istat).

Foto: Allison Shelley/The Verbatim Agency per EDUimagesLicenza

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