Quanto incide la povertà nelle regioni europee Europa
La lotta alla povertà è da sempre un obiettivo chiave nella politica sociale Ue. Tuttavia, il 21% della popolazione europea si trova ancora in condizioni di disagio economico e sociale, in particolare in paesi del sud e dell’est Europa.
lunedì 22 Marzo 2021 | Europa
Dal 1975, la Comunità prima e poi l’Unione europea ha messo al centro della politica sociale la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Attraverso accordi tra i paesi membri, l’Ue ha posto le basi giuridiche e gli strumenti su cui costruire l’azione volta a ridurre il disagio economico e sociale. Una delle prime iniziative in questo senso è stata l’agenda Europa 2020, proposta nel 2010 dalla commissione europea. Una strategia che auspicava il raggiungimento entro il 2020, di 5 obiettivi per lo sviluppo.
Nonostante gli sforzi da parte dell’Unione europea, l’obettivo di Europa 2020, seppur con netti miglioramenti, non è stato pienamente raggiunto. Infatti, le persone che si trovavano nel 2019 in una situazione a rischio di povertà ed esclusione sociale nei paesi europei erano oltre 107 milioni. Un numero ancora molto elevato ma ridotto di 17,1 milioni rispetto al 2005. Tuttavia, nonostante un netto iglioramento, l’obiettivo che era stato fissato per il 2020 rimane ancora lontano: dal 2010 al 2019 c’è stato un calo pari a 10,3 milioni di persone in stato di povertà, a fronte degli oltre 20 milioni auspicati.
La povertà in Europa
Uno degli strumenti per monitorare la povertà in Europa e la sua evoluzione nei paesi membri è l’indicatore di povertà ed esclusione sociale. Eurostat lo ha definito mettendo in relazione la presenza di tre condizioni in cui può ritrovarsi un individuo. Cioè una grave deprivazione materiale (quando beni e servizi fondamentali sono inaccessibili), il rischio di povertà (quando pur lavorando si guadagna meno del 60% del reddito mediano nazionale) e la bassa intensità di lavoro (quando una persona lavora meno del 20% del proprio tempo di lavoro potenziale).
In Bulgaria quasi il 33% della popolazione è in condizione di povertà
Percentuale di persone a rischio di povertà o esclusione sociale nei paesi dell'Unione europea (2019)
I dati mostrano la percentuale di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale nei paesi europei nel 2019.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)
Dai dati emerge chiaramente un'Europa divisa in due. Da un lato, 13 dei 27 paesi Ue hanno meno del 20% di cittadini in condizione di povertà con valori quindi al di sotto della media europea (21,3%). Si tratta in particolare degli stati del nord, come Finlandia (15,6%), Danimarca (16,3%) e Paesi Bassi (16,5%), e dell'Europa centro orientale. Come Slovacchia (16,4%), Slovenia (14,4%) e, al primo posto, Repubblica Ceca (12,5%), il paese Ue con meno persone a rischio.
Dall'altro lato, gli stati del sud e dell’est Europa presentano le percentuali più alte, in alcuni casi anche molto superiori alla media europea. In primis la Bulgaria (32,8%), il paese con il tasso più alto di persone in condizioni di povertà, seguita da Romania (31,2%), Grecia (30%), Lettonia (27,3%), Lituania (26,3%) e Italia (25,6%).
La situazione a livello regionale
Nonostante i dati nazionali sul rischio povertà o esclusione sociale mostrino un'Europa divisa in due, principalmente tra nord e sud, la situazione cambia analizzando il fenomeno a livello regionale. Ciò che emerge infatti sono ampie disparità all'interno di ciascun paese. Con alcune regioni di stati del nord che presentano un'alta incidenza di disagio socio-economico e regioni del sud Europa dove invece tali condizioni sono poco diffuse.
Sono 91 su 205 le regioni europee hanno più del 20% di persone in povertà
Percentuale di persone a rischio povertà ed esclusione sociale nelle regioni dei paesi membri dell'Unione europea (2019)
I dati rappresentano la percentuale di persone che si trovano in una condizione di povertà o di esclusione sociale. Tale indicatore include tre concetti: persone in grave deprivazione materiale, a rischio di povertà e in condizione di bassa intensità di lavoro. Il livello territoriale considerato è quello regionale, eccezion fatta per Belgio, Polonia e Croazia dove i dati rilasciati sono a un livello macroregionale. Inoltre, Eurostat non divide a livello regionale Lettonia, Cipro ed Estonia. Non sono disponibili i dati sulle regioni francesi.
FONTE: elaborazione openpolis dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)
In linea con i dati nazionali, la maggior parte delle regioni del nord Europa, tra cui quelle finlandesi, danesi e svedesi e alcune di paesi dell'est come Repubblica Ceca e Polonia non superano il 20% di persone in disagio economico e sociale. Tuttavia sono evidenti alcune eccezioni. Come la regione svedese di Mellersta Norrland che, a quota 23,6%, supera la media nazionale (18,8%).
7,9% le persone in condizione di povertà o esclusione sociale a Praga, la percentuale più bassa tra le 205 regioni europee.
Al contrario, sono diverse le regioni di paesi del sud come Spagna, Italia e Grecia e dell'est come Romania e Bulgaria, a registrare quote superiori al 30% e in alcuni casi al 40%. Tuttavia, anche in questi casi i divari regionali interni ai singoli stati non mancano. In Spagna ad esempio, regioni del nord quali Comunidad Foral de Navarra (11,7%), País Vasco (14,4%) e Cataluña (18,8%) presentano percentuali ampiamente inferiori a quelle del sud. Come Castilla-La Mancha (30,7%), Región de Murcia (31,9%), Extremadura (37,7%) e Andalucía (37,7%).
Per quanto riguarda l'Italia invece, che a livello nazionale è il sesto paese per quota di persone a rischio povertà o esclusione sociale, esistono a livello regionale alcune similitudini con territori della Repubblica Ceca, il paese con la quota media più bassa di persone in disagio. La Valle d'Aosta (8,1%) ad esempio registra solo 0,3 punti percentuali in più rispetto a Praga (7,9%), la regione con il valore più basso di tutta l'Unione. Inoltre, la maggior parte delle regioni del nord e centro Italia ha valori non distanti dalle percentuali delle regioni dei paesi dove questo fenomeno incide meno. L'Italia è infatti l'unico paese europeo in cui tra le regioni vi è un importante divario socio-economico, toccando tutte le fasce di povertà.
Un ultimo esempio riguarda due situazioni estreme quella della Svezia e Belgio, stati al di sotto della media europea, e la Bulgaria, il paese con la quota più elevata di persone a rischio di povertà in Unione europea. Infatti, la regione belga della Wallonie, ricca di miniere che nel corso degli anni ottanta ha visto un forte aumento di immigrazione italiana, e la regione svedese del sud, Sydsverige, dove la città più grande è Malmö, hanno percentuali molto simili a quelle della regione bulgara Югозападе. Infatti, le quote sono rispettivamente del 24,6%, 25,6% e 22,7%.
La povertà nelle regioni italiane
Come abbiamo visto in precedenza, l'Italia ha al suo interno una situazione eterogenea. Da una parte ci sono le regioni del nord che non superano il 20% di persone a rischio di povertà, mentre nel centro e sud Italia le quote sono superiori.
Campania: quasi il 50% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale
Percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale nelle regioni italiane (2019)
I dati mostrano la percentuale di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale nelle regioni italiane nel 2019.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)
49,7% persone a rischio di povertà o esclusione sociale in Campania, la quota più alta in Europa.
Una quota superiore di ben 41,6 punti percentuali rispetto a quella della Valle d’Aosta (8,1%).
Complessivamente, le regioni del nord non superano mai il 20% delle persone a rischio di povertà come nel caso valdostano. La percentuale poi aumenta in alcune regioni del centro Italia come Lazio (24,8%) e Abruzzo (25%). Infine, si notano le percentuali più alte nelle regioni del sud Italia. Infatti, su 7 regioni (considerando anche le isole) 4 hanno un valore maggiore del 31%, mentre le percentuali in 2 regioni superano il 40%. In questo panorama, la Sardegna risulta un'eccezione, infatti la percentuale non supera il 30% attestandosi al 28,1%, un valore nettamente in miglioramento rispetto al 2016, calato di quasi 10 punti percentuali.