Quanto incide l’ambiente di provenienza sulle competenze degli studenti? #conibambini

I livelli di apprendimento di chi nasce in una famiglia svantaggiata spesso sono più bassi. Una tendenza che non va considerata inevitabile.

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Uno degli obiettivi del sistema educativo dovrebbe essere consentire a tutti, in base alle proprie capacità, di accedere ai livelli più alti di istruzione. A prescindere dalle condizioni della famiglia di origine, ciascun minore ha diritto di veder sviluppato il proprio potenziale.

Si tratta di un principio cardine non solo per il sistema scolastico, ma per una società che aspiri ad essere pienamente equa e democratica. Tanto da essere sancito anche nella costituzione italiana, che all’articolo 34 recita:

La scuola è aperta a tutti. (…) I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

L’obiettivo dei costituenti, così importante da inserirlo nella carta fondamentale, era superare la concezione per cui il diritto allo studio fosse una prerogativa di chi poteva permetterselo. Una concezione della scuola che riproduceva (rinforzandolo) il sistema sociale esistente. Oggi l’approccio alla questione è cambiato. La mobilità sociale viene considerata un valore non solo in termini di equità, ma anche per lo sviluppo economico.

Ciononostante, la sfida per garantire la possibilità di accesso “ai gradi più alti degli studi” a prescindere dalla condizione economica e sociale dei genitori è ancora lunga.

Una tendenza che aggrava la povertà educativa

I giovani che provengono dalle famiglie svantaggiate tendono a conseguire livelli di apprendimento più bassi della media. Lo indicano chiaramente i dati contenuti nell’ultimo rapporto Invalsi 2018.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: giovedì 5 Luglio 2018)

Migliore è la condizione della famiglia, più alti saranno i livelli di apprendimento conseguiti (in media) dall'alunno. Così, se la famiglia ha uno status socioeconomico basso, anche i risultati degli alunni tendono a essere inferiori. Nel grafico è stato esposto il dato 2018 per i bambini della quinta elementare, ma la relazione è molto più consolidata:

Lo status socio-economico-culturale influisce sui risultati nelle prove per tutto il corso degli studi. In tutte le materie testate dall’Invalsi e in tutti i gradi scolari, dalla scuola primaria alla scuola secondaria di secondo grado, è osservabile una correlazione positiva tra indice di status e punteggio nelle prove (...)

Ciò non comporta necessariamente una relazione di tipo causa-effetto. Esiste una quota di alunni svantaggiati che consegue comunque ottimi risultati (i cosiddetti resilienti). Ma è la tendenza media che merita un approfondimento. La condizione della famiglia sembra influire sia sui risultati, sia sulla scelta del percorso scolastico dopo la terza media.

Questa tendenza finisce con l'aggravare le disuguaglianze già esistenti. Se un bambino nato in una famiglia povera acquisisce un bagaglio di conoscenze e competenze inferiore ai coetanei, da adulto avrà maggiori probabilità di trovarsi a sua volta in difficoltà economica. Le ragioni per cui i minori provenienti da famiglie in difficoltà spesso hanno risultati inferiori possono essere tante. Contano gli stimoli ricevuti nell'ambiente in cui si cresce, le aspettative della famiglia, l'importanza attribuita dai genitori all'istruzione. In questo quadro si inserisce il ruolo del sistema educativo e più in generale delle politiche pubbliche.

Il rapporto tra sistema scolastico e equità sociale

Sebbene nessun paese riesca a garantire una parità effettiva, non c'è nulla di inevitabile nel processo per cui le disuguaglianze si trasferiscono da una generazione all'altra. L'efficacia delle politiche pubbliche può fare la differenza, come hanno confermato alcune recenti analisi di Ocse.

La qualità del sistema scolastico è uno degli aspetti più importanti sui quali intervenire. A parità di condizione della famiglia di origine, sistemi educativi diversi possono restituire risultati migliori o peggiori, in termini di apprendimento, acquisizione di conoscenze e competenze.

Una parziale conferma si nota osservando il dato sugli studenti resilienti, calcolato da Ocse-Pisa. Si tratta di alunne e alunni che conseguono i risultati migliori, pur provenendo da un contesto socioeconomico deprivato.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Ocse-Pisa
(ultimo aggiornamento: mercoledì 13 Giugno 2018)

In Giappone quasi la metà degli studenti svantaggiati raggiunge comunque i risultati migliori nei test Ocse-Pisa. Sono circa un quarto del totale in Francia e in Italia, mentre in Brasile neanche un decimo.

Questi dati indicano che sul fenomeno i margini di intervento possono essere ampi, anche attraverso il sistema scolastico. Nel suo rapporto Ocse ha indicato come le migliori performance in termini di mobilità educativa siano state raggiunte nei paesi dove la spesa per istruzione era più elevata.

Parallelamente, per intervenire in modo efficace, è necessario tracciare anche a livello territoriale queste differenze negli apprendimenti. Perché da un lato il problema riguarda la qualità dell'educazione offerta ai minori. Dall'altro, il rischio è che i territori già più in difficoltà producano minore capitale umano, aggravando la propria condizione nei prossimi anni.

Differenze regionali ancora profonde

Per l'Italia si tratta di una questione cruciale. Ridurre le disuguaglianze tra le diverse aree del paese significa anche (e soprattutto) mettere nelle stesse condizioni di partenza gli studenti, da nord a sud. E intervenire per un riequilibrio nelle zone con più difficoltà.

I dati più recenti sulle competenze alfabetiche degli studenti 15enni mostrano un paese ancora profondamente diviso. In fondo alla classifica solo le regioni del mezzogiorno, in particolare Calabria, Sardegna, Sicilia, Campania.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Bes e Invalsi
(ultimo aggiornamento: martedì 18 Dicembre 2018)

I dati sulle competenze numeriche dei 15enni restituiscono un quadro analogo e quasi perfettamente sovrapponibile. I livelli di competenza più elevati si registrano nella provincia autonoma di Trento, in Veneto, Lombardia e Friuli. Agli ultimi posti anche in questo caso Calabria, Sardegna, Sicilia e Campania.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Bes e Invalsi
(ultimo aggiornamento: martedì 18 Dicembre 2018)

Si tratta di un problema da non sottovalutare. Se gli studenti di alcune aree del paese restano indietro sulle competenze di base, anche quei territori rischiano di impoverirsi ulteriormente (o di non migliorare la propria condizione) in futuro. Per questa ragione tra gli obiettivi del programma operativo nazionale del Ministero dell'istruzione rientra anche la riduzione dei divari territoriali.

Un focus sulla Calabria

I dati passati in rassegna ci mostrano come la Calabria si trovi agli ultimi posti tanto per competenze alfabetiche quanto per quelle numeriche dei 15enni. Un dato di partenza utile, ma che lascia ancora dei punti da chiarire. Ad esempio, negli ultimi anni, la situazione regionale è migliorata o peggiorata? E cosa sappiamo sulle competenze a livello locale, per singole province?

Trattandosi di una delle regioni inserite nell'obiettivo di convergenza europeo, Invalsi in passato ha dedicato a questo territorio delle analisi specifiche che ci aiutano a capire meglio questi aspetti.

Per quanto riguarda l'andamento del sistema scolastico calabrese, tra l'anno scolastico 2010/11 e quello 2013/14 si sono registrati dei miglioramenti, limitati però soprattutto ai risultati delle elementari. Se prendiamo i risultati nelle prove di italiano, gli alunni calabresi di seconda elementare hanno ridotto il divario con la media nazionale da -5,69 punti ad appena -1,24. I bambini calabresi in quinta elementare hanno fatto anche meglio della media nazionale (+3,69), ottimo risultato considerato che partivano da oltre 6 punti di svantaggio.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: domenica 1 Gennaio 2017)

Al contrario, si è allargato il gap con la media nazionale degli studenti delle medie e delle superiori (per questi ultimi il peggioramento si registra solo in italiano, non in matematica). Una tendenza che riguarda non solo la Calabria, ma è comune alle grandi regioni del mezzogiorno:

Nella classe III secondaria di I grado e nella prova di Italiano della classe II secondaria di II grado, in linea con le altre Regioni PON, questi divari sono invece accresciuti.

Anche rispetto ai risultati delle diverse province, per molti versi il ragionamento è analogo. In tutte le province calabresi si registrano miglioramenti generalizzati in seconda e quinta elementare (e nelle prove di matematica della II superiore). Allo stesso tempo, è comune ai diversi territori una tendenza all'allargamento del divario per gli alunni di terza media.

All'interno di questi andamenti generali, le prove di italiano della II superiore indicano alcune specificità locali interessanti.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: domenica 1 Gennaio 2017)

Rispetto al 2010/11 il divario si è allargato il divario in tutte le province, ma non a Vibo Valentia (dove è passato da -9,42 punti a -6,75). Un miglioramento che comunque non modifica il dato di fondo: in tutte le province calabresi, gli alunni di II superiore ottengono un risultato peggiore nelle prove di italiano rispetto alla media nazionale.

Queste tendenze indicano la gravità del problema e quanta strada ci sia ancora da fare per migliorare i livelli di apprendimento in alcune aree del paese (intese non solo in senso geografico). Allo stesso tempo, i miglioramenti registrati alle elementari mostrano che non è un processo inevitabile.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sui livelli di competenza degli studenti è Invalsi. I dati sono relativi all'anno scolastico 2017/18.

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