Quanto spendono le amministrazioni locali per gli organi istituzionali Bilanci dei comuni

Ufficio del sindaco, attività dei consigli comunali, consulenze, personale politico ma anche comunicazione istituzionale e cerimoniali: le spese dei comuni italiani per il sostegno ai propri organi istituzionali.

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Nel dibattito pubblico riemerge periodicamente la questione legata ai costi della politica, un tema che negli ultimi anni è stato imposto in agenda soprattutto da alcune forze politiche.

Della razionalizzazione degli organi istituzionali, più o meno incisiva per le casse pubbliche, si è occupato l’ultimo referendum costituzionale, con il quale nel settembre scorso è stato sancito il “taglio” dei parlamentari italiani.

A livello territoriale, invece, l’attenzione si concentra talvolta su enti considerati istituzionalmente obsoleti (come le comunità montane) o sulla spinta all’unione delle amministrazioni con l’obiettivo di ridurre i costi.

In realtà il funzionamento degli organi elettivi (e non) dei comuni è strumentale al buon andamento delle amministrazioni locali, gli enti territoriali di prossimità fondamentali per la vita dei cittadini e delle cittadine, soprattutto nelle aree periferiche del paese.

Cosa si intende per organi istituzionali

Gli organi istituzionali dei comuni sono le strutture esecutive e legislative necessarie al funzionamento dell’ente. Nei bilanci c’è una voce interamente dedicata alle spese sostenute per tali organi, all’interno della missione “Servizi istituzionali, generali e di gestione”.

Si tratta di spese necessarie al funzionamento degli organi elettivi (e non) delle amministrazioni locali.

In questa voce vengono incluse le uscite relative all’ufficio del sindaco, agli organi di governo a tutti i livelli dell’amministrazione, come i consigli comunali e al personale consulente, amministrativo e politico assegnato agli uffici del capo dell’esecutivo e del corpo legislativo.

Tra le spese per organi istituzionali vengono inoltre comprese le attrezzature materiali per il capo dell’esecutivo, il corpo legislativo e loro uffici di supporto, oltre a quelle per le commissioni e i comitati permanenti o dedicati. Infine, è in questa parte del bilancio che vengono riportate le uscite relative alla comunicazione istituzionale (in particolare in relazione ai rapporti con gli organi di informazione), ai cerimoniali e alle attività del difensore civico.

I grandi comuni italiani possono allocare in bilancio somme dedicate a questo tipo di spese in misura maggiore o minore. Vediamo quali sono le amministrazioni che spendono di più e quelle che investono di meno.

I dati mostrano la spesa pro capite per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti, non sono disponibili i dati di Palermo e Catania perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2019.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Tra i comuni con una popolazione superiore a 200mila abitanti è Napoli quello a spendere nettamente di più: 83,35 euro pro capite, pari a più di 83 milioni di euro nel 2019. Il capoluogo partenopeo è seguito da un'altra città del sud, Messina, che alloca in bilancio 53,08 euro pro capite.

Al terzo posto troviamo Venezia (41,22), seguita da Bari (37,72) e Torino (36,85). Tra le grandi città quelle a spendere di meno sono Verona (18,84 euro pro capite) e Bologna (18,31).

I dati mostrano la spesa pro capite per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Tra le città italiane con popolazione superiore a 200mila abitanti, sono state considerate le 5 che hanno speso di più per la voce considerata nel 2019.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2016-2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Se analizziamo le cinque grandi città che hanno speso di più nel 2019, notiamo che tutte hanno diminuito i livelli di spesa negli anni, tranne Messina, passata da 28,73 euro pro capite del 2016 a 53,08 del 2019 (+84,7%).

Napoli, che negli ultimi quattro anni è stata in cima alla classifica delle grandi città, ha diminuito l'investimento per organi istituzionali del 17,3%, Venezia del 13,4%, Bari del 12,1% e Torino dell'1,2%.

Per sapere quanto viene speso nel tuo territorio, clicca sulla casella Cerca… e digita il nome del tuo comune. Puoi cambiare l’ordine della tabella cliccando sull’intestazione delle colonne.

I dati mostrano per ogni comune italiano la spesa totale e la spesa pro capite destinata a “organi istituzionali”. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Non sono disponibili i dati di alcuni comuni perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2019.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Prendendo in esame tutti i comuni, emerge che Molise, borgo di 166 abitanti in provincia di Campobasso, è l'amministrazione a spendere di più in Italia: 1.739,68 euro pro capite, una cifra molto superiore a Monte San Martino (Macerata), che mette a bilancio 956,65 euro pro capite per il sostegno ai suoi organi istituzionali. Seguono quattro località piemontesi.

In media, per i propri organi spendono di più i comuni valdostani e di meno i veneti.

Guardando alle tendenze regionali, sono i comuni della Valle d'Aosta a far registrare maggiori uscite per questa voce di bilancio: in media 114,43 euro pro capite, a fronte di una media nazionale di 33,6 euro per comune.

A spendere mediamente di meno sono le amministrazioni locali venete (19,34 euro pro capite), seguite dalle pugliesi (19,64) e dalle emiliano-romagnole (21,07).

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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un'attività di monitoraggio civico dei dati, con l'obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.

Foto credit: Comune di Messina

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