Quanto stanno diminuendo le nascite in Italia #conibambini
Il calo demografico italiano ha dimensioni preoccupanti, sia nel confronto con gli altri paesi Ue, sia analizzando il fenomeno a livello locale. Alcuni dati per raccontare come nel nostro paese si facciano sempre meno figli.
martedì 15 Ottobre 2019 | Povertà educativa
Il problema con la natalità è un elemento piuttosto assodato nel dibattito pubblico italiano. Da alcuni decenni nel nostro paese ci sono sempre meno nascite. Nel 1971 i nuovi nati registrati in anagrafe erano stati 911mila. A distanza di quasi 50 anni, nel 2017, sono state 458mila: il 49,7% in meno di allora.
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 26 Giugno 2018)
Un calo demografico che si può spiegare con la progressiva uscita della generazione dei baby-boomers dall'età riproduttiva. Ad aggiungersi a questa dinamica strutturale, gli effetti della crisi economica iniziata nel 2008.
Il dispiegarsi degli effetti sociali della crisi economica ha agito direttamente sulla cadenza delle nascite. Le donne residenti in Italia hanno accentuato il rinvio dell’esperienza riproduttiva verso età sempre più avanzate (...)
Queste tendenze riguardano da vicino i temi della povertà educativa. Come abbiamo avuto modo di raccontare, al crescere del numero dei minori cresce la probabilità che la famiglia si trovi in povertà assoluta.
Per questa ragione, è importante affrontare il tema da un punto di vista meno trattato. Da un lato, quali sono le dimensioni del calo demografico italiano rispetto al contesto europeo. Dall'altro, per un paese con forti differenze interne come il nostro, è importante comprendere come il tasso di natalità stia cambiando nei diversi territori.
L'andamento delle nascite in Europa
A livello europeo la tendenza che si rileva negli ultimi anni (2013-17) è un diffuso aumento delle nascite nell'Europa centro-settentrionale e orientale. Spicca la Germania, dove i nati nel 2017 sono stati il 15% in più di quelli del 2013. Seguono Austria e Danimarca (+10%), Polonia (+9%), Romania e Repubblica Ceca (+7%).
Al contrario sono diminuite le nascite nell'Europa meridionale (tranne in Portogallo) e in quella occidentale: Francia (-5%) e Regno Unito (-3%). L'Italia è il paese Ue con il secondo calo più vistoso di nuovi nati tra 2013 e 2017 (-10,9%), dopo la Finlandia (-13,4%).
Italia seconda in Ue per il calo delle nascite
Variazione percentuale del numero di nati tra 2013 e 2017 nei paesi Ue
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 3 Settembre 2019)
Inquadrato in un'ottica continentale, quindi, il calo demografico del nostro paese si inserisce in una tendenza comune ai paesi mediterranei, ma con dimensioni preoccupanti. In primo luogo, perché è l'unico tra i maggiori stati a mostrare una contrazione a doppia cifra, insieme all'Irlanda (-10,3%) e alla già citata Finlandia.
Secondo, perché ha il tasso di natalità più basso tra i 28 stati membri. Vale a dire che, in rapporto alla popolazione residente, l'Italia è quello con meno nascite. Nel 2017 sono nati 7,6 bambini ogni 1.000 abitanti, un dato che ci colloca all'ultimo posto, dopo Grecia (8,2 nati ogni 1.000 residenti), Portogallo e Spagna (8,4).
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: lunedì 9 Settembre 2019)
Ai primi posti Irlanda (11,9) e Francia (11,5). Due paesi che, sebbene in flessione negli ultimi anni, restano quelli con il maggior tasso di natalità.
Quindi in entrambe le classifiche l'Italia si trova agli ultimi posti. Penultima, con un calo di nascite dell'11%. Ultima per tasso di natalità, con poco più di 7 nascite ogni 1.000 residenti (7,3 nel 2018). Ma come variano queste tendenze tra le diverse aree del paese?
Tasso di natalità e calo delle nascite nei territori
Sono 5 le regioni che superano la media nazionale sul tasso di natalità. Quella con più nascite in rapporto alla popolazione è il Trentino Alto Adige (9 nati ogni 1.000 residenti). Seguono 3 regioni del sud (Campania, Sicilia e Calabria con circa 8 nati) e la Lombardia (7,5). In linea con la media nazionale l'Emilia Romagna (7,3)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 3 Luglio 2019)
Le ultime 2 regioni in classifica, Liguria e Sardegna non arrivano a 6 nuovi nati ogni 1.000 residenti. Ma il dato è ancora più allarmante se si guarda all'andamento delle nascite nel tempo. Tra 2013 e 2017 tutte le regioni italiane hanno visto una diminuzione nel numero di nati
Nascite in calo in tutte le regioni italiane
Variazione percentuale del numero di nati tra 2013 e 2017 nelle regioni italiane
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 3 Settembre 2019)
In 14 regioni su 20 il calo è stato a doppia cifra. Tra i più significativi emergono quelli registrati in Umbria (-17,07% di nascite tra 2013 e 2017), nelle Marche (-15,55%), nel Lazio (-14,59%), in Sardegna (-14,57%) e in Valle d'Aosta (-14,45%).
Un crollo demografico di dimensioni preoccupanti, anche nel confronto europeo. Se si isolano le 15 regioni appartenenti a stati Ue con la contrazione delle nascite più marcata, ben 8 sono italiane.
Le 15 regioni Ue dove le nascite sono calate di più
Variazione percentuale del numero di nati tra 2013 e 2017 nelle regioni Ue
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 3 Settembre 2019)
Il quadro cambia poco, anche approfondendo l'analisi a livello provinciale. Solo a Bolzano si è registrato un aumento di nascite nel periodo considerato (+1,33%). In tutte le altre le province italiane emerge un calo generalizzato, con l'eccezione Potenza e Ragusa dove il dato è stabile.
Nascite in aumento solo nella provincia di Bolzano
Variazione percentuale del numero di nati tra 2013 e 2017 nelle province italiane
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 3 Settembre 2019)
Particolarmente impattanti i cali in 2 province sarde: Carbonia-Iglesias (-25%) e Medio Campidano (-21,7%). Sopra la soglia del 20% anche l'umbra Terni (-21%).
Una tendenza che emerge anche osservando il tasso di natalità. La provincia con meno nascite rispetto alla popolazione è quella di Carbonia-Iglesias (nel 2017 4,7 nati ogni 1.000 residenti), seguita da Biella (5,5).
Tassi di natalità più bassi nella Sadegna sud-occidentale
Numero di nati ogni 1.000 residenti (2017)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: lunedì 9 Settembre 2019)
Da notare la ricorrenza nella parte bassa della classifica di quasi tutte le province sarde. Medio Campidano è al terzultimo posto (5,6), Oristano è sestultima (5,8). Cagliari, Nuoro e Sassari superano di poco i 6 bimbi nati ogni 1.000 abitanti. Solo Ogliastra ha un dato maggiormente in linea con la media nazionale (7,3).
Il tasso di natalità nei comuni sardi
La Sardegna, come abbiamo visto, attualmente ha il più basso tasso di natalità in Italia. Ed è anche una delle regioni dove sono diminuite di più le nascite negli ultimi anni. Nel periodo 2013-17 è stata la quarta regione italiana per calo dei nuovi nati. Dato che la pone all'ottavo posto tra tutte le regioni appartenenti ad uno stato Ue.
-14,57% il calo delle nascite in Sardegna tra 2013 e 2017.
Queste due tendenze delineano un quadro di progressivo spopolamento, particolarmente marcato in alcune aree (come le province sud-occidentali dell'isola). Per inquadrare meglio la portata fenomeno è fondamentale comprenderne le dinamiche a livello locale. Non solo per provincia, ma anche comune per comune.
Ad un primo colpo d'occhio emerge come siano prima di tutto le aree interne della regione, spesso composte da piccoli o piccolissimi comuni, a mostrare i tassi di natalità più bassi.
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat (statistiche sperimentali)
(ultimo aggiornamento: domenica 1 Settembre 2019)
Limitando il confronto ai soli capoluoghi, ai primi posti emergono i due principali centri della ex provincia dell'Ogliastra, in coerenza con il dato medio provinciale. Tortolì (7,41 nati ogni 1.000 abitanti nel 2017) è l'unico capoluogo sardo ad essere in linea con la media nazionale. L'altro capoluogo dell'Ogliastra, Lanusei, è secondo con 6,87 nati ogni mille abitanti.
Seguono Sassari (6,33) e Nuoro (6,02); Sanluri, Oristano e Cagliari oscillano tra i 5 e i 6 nati ogni mille abitanti. Non raggiungono la soglia dei 5 nati ogni 1000 residenti i due capoluoghi della provincia di Carbonia-Iglesias. Il comune di Carbonia è ultimo tra i centri principali.
4,33 nati ogni 1.000 abitanti a Carbonia, nel 2017. È il dato più basso tra i capoluoghi della regione.
L'altro dato che induce una riflessione è che in quasi tutte le città appena citate il tasso di natalità è in calo. A Tortolì nel 2014 erano stati iscritti in anagrafe 9,38 nuovi nati ogni 1.000 abitanti; negli anni successivi ha perso quasi 2 nati ogni mille abitanti, attestandosi sulla cifra di 7,41. Cali consistenti del tasso di natalità anche a Sanluri (da 6,79 a a 5,66). Solo alcuni esempi di una tendenza che, pur in misura diversa, riguarda l'intero paese, con poche eccezioni.
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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sul tasso di natalità sono le statistiche sperimentali di Istat.