Quanto varia la spesa in istruzione tra i paesi europei #conibambini
Nell’uscita dall’emergenza Covid, l’istruzione sarà una variabile sempre più decisiva, anche per questo oggetto di nuovi obiettivi europei nel contesto post-pandemico. Un focus sulle nuove sfide e sul livello attuale di spesa in educazione in Italia e in Ue.
martedì 7 Dicembre 2021 | Povertà educativa
La qualità dell’istruzione pubblica offerta in un paese è un elemento cruciale da molti punti di vista.
Potenziare il sistema educativo è una sfida per tutti i paesi.
In termini puramente economici, in un mondo del lavoro che richiede sempre maggiori competenze, il livello di educazione della popolazione è una variabile determinante per le prospettive di un paese. Ma non si tratta dell’unica questione in gioco: il sistema educativo è infatti la leva fondamentale per rimuovere le disuguaglianze esistenti. E per rimettere in moto l’ascensore sociale, soprattutto per un paese dove la mobilità appare più bloccata che in altri, perlomeno restando nel confronto europeo. Questioni che nella fase di uscita dall’emergenza Covid hanno assunto un’importanza ancora maggiore.
Lo approfondiamo con un focus sugli obiettivi fissati in sede europea per il prossimo decennio e attraverso un confronto tra gli stati Ue rispetto alla spesa destinata al comparto dell’educazione.
Le sfide europee sull’istruzione dopo il Covid
Da alcuni anni, anche attraverso obiettivi specifici, le istituzioni europee hanno progressivamente stabilito la traiettoria che il continente dovrà seguire in materia di istruzione.
Solo per citare un esempio, nel 2010 fu adottata l’agenda 2020, contenente una serie di target da raggiungere entro il decennio scorso. Anche riguardanti il livello di istruzione, come la riduzione del tasso di abbandono e l’aumento della quota di laureati.
10% la soglia sotto cui ridurre il tasso di abbandono Ue entro il 2020.
Fissare obiettivi misurabili è uno stimolo al loro raggiungimento.
Stabilire degli obiettivi concretamente misurabili consente sia di mobilitare i singoli stati membri verso l’adozione politiche in materia, sia di monitorarne ex post gli effetti. Sull’abbandono scolastico, ad esempio, l’Unione europea nel 2020 ha raggiunto il target fissato, attestandosi sul 9,9%. E anche l’Italia, nonostante resti ancora lontana dalla media europea, ha raggiunto il suo obiettivo nazionale e ridotto la quota di abbandoni precoci, passando dal 17,8% del 2011 al 13,1% del 2020 (-4,7 punti percentuali).
Con l’emergenza Covid, l’istruzione è stata acquisita nel dibattito pubblico come elemento sempre più centrale della ripresa. È in questo quadro che va inserita la risoluzione del consiglio europeo del febbraio scorso dedicata a educazione e formazione. La prospettiva di uno spazio europeo dell’istruzione inclusivo ed equo, obiettivo indicato fin dal 2018, è diventata ancora più cogente dopo la pandemia.
(…) la pandemia di Covid-19 ha messo ancora più in luce l’importanza dell’equità e dell’inclusione nell’istruzione e nella formazione.
I nuovi obiettivi per il 2030 richiedono uno sforzo per il sistema di istruzione e le comunità educanti.
In concreto, i fronti su cui si sostanzierà questa sfida sono numerosi, con target già stabiliti per i prossimi anni. Tra questi, la riduzione sotto il 15% della quota di quindicenni con risultati scarsi in lettura, matematica e scienze entro il 2030. Sempre entro il decennio, è indicato l’aumento delle competenze digitali e della partecipazione all’istruzione prescolare, con il 96% dei bambini coinvolti tra i 3 anni e l’inizio dell’istruzione primaria. Mentre sono fissati al 2025 una serie di target sulla formazione per i giovani e sull’apprendimento degli adulti.
7 i traguardi sull’istruzione e formazione indicati in sede Ue.
Gli stati membri hanno inoltre concordato sull’innalzamento al 45% di persone con istruzione terziaria tra 25 e 34 anni e su una ulteriore riduzione dell’abbandono entro il 2030. La nuova soglia, proprio in considerazione dell’emergenza Covid, è stata fissata al 9%.
Benché in calo nell’ultimo decennio, l’abbandono dell’istruzione e della formazione, fenomeno che espone giovani e adulti a minori opportunità socioeconomiche, rimane una sfida, in particolare se si considerano le conseguenze previste della pandemia di Covid-19.
Si tratta di priorità molto sfidanti, che chiamano in causa tanto la capacità di reazione del sistema educativo quanto quella dell’intera comunità educante. Aspetti per cui è importante avere un quadro della dotazione di risorse a livello europeo e nazionale.
Come varia la spesa in istruzione in Europa
Sebbene la spesa in istruzione non costituisca un indicatore della qualità o del funzionamento del sistema educativo, è comunque una variabile da monitorare. Sia perché, seppure indirettamente, si può considerare come un indice delle priorità del paese nell’allocazione delle risorse.
Inoltre perché i dati più recenti, relativi al 2019, ci offrono un quadro della situazione prima dell’emergenza Covid. In quell’anno, i paesi Ue hanno destinato complessivamente 654 miliardi di euro al comparto dell’istruzione. Ovvero circa il 4,7% del prodotto interno lordo Ue del 2019. Una quota fortemente variabile tra i diversi stati membri. Hanno superato il 6% del Pil paesi come Svezia (6,9%), Danimarca (6,3%) e Belgio (6,2%).
Nel 2019 l’Italia ha speso in educazione il 3,9% del Pil
Percentuale di spesa pubblica in educazione rispetto al Pil (2019)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 9 Novembre 2021)
Mentre si sono attestati al massimo sul 4% 6 stati dell'Ue: Grecia e Spagna (4%), Bulgaria e Italia (3,9%), Romania (3,6%) e Irlanda (3,1%). Un dato che per il nostro paese rappresenta una tendenza di lungo periodo, come abbiamo avuto modo di raccontare in passato. Il calo della spesa in istruzione infatti seguì la recessione del 2008, con la conseguente contrazione dei budget pubblici dedicati a questa voce. Una tendenza rilevata anche in altri paesi (Ocse, 2018).
Una dinamica che tuttavia, sul lungo periodo, ha contribuito ad allontanare il nostro paese dai maggiori stati Ue, in primo luogo Germania e Francia.
Come è cambiata la spesa in istruzione dopo la recessione del 2008 nei principali paesi europei
Percentuale di spesa in istruzione rispetto al Pil (2005-19)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 9 Novembre 2021)
Si tratta di dati ancora precedenti l'emergenza, e che quindi sarà importante aggiornare nei prossimi mesi. La progressiva uscita dalla fase pandemica renderà ancora più importante l'investimento in questo settore. Con l'obiettivo, come ribadito in sede europea, di un sistema di istruzione e formazione più equo e inclusivo.
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