Quanto viene utilizzato il Foia a livello regionale Diritto di accesso
Ogni regione pubblica i dati delle richieste in maniera differente. Più si analizzano i registri degli accessi più appare evidente la necessità di creare un modello unico per comunicare queste informazioni.
lunedì 4 Novembre 2019 | Potere politico
Appuntamento mensile con l’Osservatorio Foia di openpolis. Dall’evoluzione normativa della materia, alla sua applicazione nella giurisprudenza. Ma anche i dati del fenomeno, tra richieste e risposte, e il racconto di best practice: come sono stati utilizzati i dati per investigazioni di interesse pubblico. In collaborazione con Giulio Marotta.
Il registro degli accessi di regioni e province autonome
Da alcuni mesi stiamo portando avanti un’analisi comparativa per capire quanto e come viene utilizzato lo strumento del Foia, il cosiddetto accesso civico generalizzato. Ricordiamo che si tratta del diritto che hanno i cittadini di avere accesso alle informazioni pubbliche. Un diritto che consente a chiunque di richiedere alla pubblica amministrazione dati, documenti e informazioni già esistenti (ulteriori rispetto a quelli per i quali già vige un obbligo di pubblicazione), senza dover dimostrare l’esistenza di un interesse attuale e concreto né di motivare la richiesta.
All’interno dell’Osservatorio Foia abbiamo già analizzato i dati delle richieste presso i ministeri (inclusa la presidenza del consiglio) e le autorità indipendenti. Ricordiamo che ogni amministrazione deve istituire un registro nel quale riportare gli estremi delle richieste di accesso ricevute e il relativo esito. Un obbligo che però viene rispettato in diverso modo da tutte le amministrazioni, e questo rende molto difficile analizzare pienamente la materia. Fino ad oggi sono emersi dati pubblicati in maniera non uniforme, in formati non riutilizzabili: un problema che abbiamo scoperto raggiunge dimensioni ancora maggiori quando si analizzano le regioni italiane.
Confrontando i registri delle 19 regioni italiane e 2 province autonome si evince quanto sia urgente implementare un sistema unico per la comunicazione dei dati del registro degli accessi. Ad oggi emergono numerose questioni, dal fatto che alcune regioni ancora devono pubblicare un registro (Basilicata e Molise), all’assenza di un modello unico per l’archiviazione dei dati.
Come si richiede l’accesso ad atti e documenti
I siti di regioni e province autonome hanno predisposto, all’interno della sezione “amministrazione trasparente”, alla voce “altri contenuti”, una rubrica in cui si forniscono notizie sulle diverse forme d’accesso. In generale le informazioni sono esaurienti: fanno eccezione Basilicata (che dedica poche righe al solo accesso civico semplice) e Molise (pagina in costruzione). Si tratta di un aspetto importante, perché queste sezioni dovrebbero servire ai cittadini per reperire le informazioni necessarie ad inoltrare una richiesta di accesso agli atti
Molte amministrazioni forniscono informazioni estremamente dettagliate sulle diverse tipologie di accesso, fornendo anche la modulistica ed indicando gli uffici competenti per ricevere le richieste: ad esempio Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, provincia di Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto; la Liguria pubblica anche una brochure su questo tema. Alcune regioni pubblicano le disposizioni interne in materia (Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto).
Chi ha pubblicato il registro e chi no
Accesso generalizzato, civico e documentale
Oltre all’accesso civico generalizzato (cosiddetto Foia), esistono anche l’accesso civico semplice, e l’accesso documentale. Come già verificato per i ministeri e per le autorità indipendenti, anche per le amministrazioni regionali si registrano modalità differenti nella presentazione dei dati dei diversi registri per l’accesso, dando così vita a siti internet molto diversi uno dall’altro.
2 regioni devono ancora pubblicare il registro degli accessi: Basilicata e Molise.
Come accennato, Basilicata e Molise non hanno ancora pubblicato sul proprio sito internet il registro degli accessi. Questo ovviamente è un dato fortemente negativo, essendo passati oltre 3 anni dall’approvazione del Foia.
Liguria, Umbria e Val d’Aosta pubblicano solo il registro per gli accessi generalizzati, mentre Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Marche e la provincia di Bolzano hanno realizzato un unico registro per l’accesso civico semplice e il Foia, distinti poi al loro interno. Anche Campania, Lombardia, Piemonte e Veneto pubblicano un unico registro, inclusivo però dell’accesso documentale, con distinzione al suo interno delle diverse tipologie; lo stesso la Puglia, ma senza specificare chiaramente la forma di accesso prescelta.
I registri degli accessi delle regioni italiane sono molto diversi tra loro. Un evidente problema per l’analisi della materia.
La Sardegna pubblica tre distinti registri (accesso documentale, accesso civico semplice e Foia) anche se mancano i dati del 2018. Abruzzo, Emilia-Romagna, Toscana e la provincia di Trento pubblicano due registri (Trento solo dal 2019), anche se quello dell’Emilia-Romagna non consente di distinguere tra accesso civico semplice e Foia. Questo chiaramente rappresenta un problema perché non permette un’analisi dei dati. Distinti registri anche in Calabria e Sicilia, uno per ciascun ufficio competente.
autorità | registro degli accessi | ultimo aggiornamento | formato dati | link a sezione Foia |
---|---|---|---|---|
Abruzzo | sì | giugno 2019 | xls | Vai |
Basilicata | no | - | - | Vai |
Calabria | sì | giugno 2019 | pdf o xls | Vai |
Campania | sì | giugno 2019 | Vai | |
Emilia-Romagna | sì | dicembre 2018 | Vai | |
Friuli-Venezia Giulia | sì | giugno 2019 | xls | Vai |
Lazio | sì | dicembre 2018 | xls | Vai |
Liguria | sì | giugno 2019 | xls | Vai |
Lombardia | sì | giugno 2019 | xls | Vai |
Marche | sì | giugno 2019 | xls | Vai |
Molise | no | - | - | Vai |
P.A. Bolzano | sì | giugno 2019 | Vai | |
P.A. Trento | sì | giugno 2019 | Vai | |
Piemonte | sì | dicembre 2018 | xls | Vai |
Puglia | sì | giugno 2019 | xls | Vai |
Sardegna | sì | giugno 2019 | pdf - csv | Vai |
Sicilia | sì | giugno 2019 | xls | Vai |
Toscana | sì | giugno 2019 | Vai | |
Umbria | sì | giugno 2019 | xls | Vai |
Valle d'Aosta | sì | maggio 2019 | Vai | |
Veneto | sì | giugno 2019 | xls | Vai |
Quali dati, e con quali tempistiche, vengono aggiornati
Le variabili più determinanti per un vero monitoraggio della materia sono però tre: la tempistica degli aggiornamenti, la tipologia di dati rilasciati e il contenuto delle informazioni rese disponibili. I registri di quasi tutte le regioni e province autonome sono aggiornati a maggio-luglio 2019 (l’Umbria a settembre 2019), ad eccezione di Emilia-Romagna, Lazio e Piemonte, che si fermano a dicembre 2018.
I dati sono prevalentemente in formato xls, ad eccezione delle regioni Campania, Emilia-Romagna, Sicilia e delle province di Trento e Bolzano (formato pdf). In Calabria, alcuni uffici regionali pubblicano dati in xls e altri in pdf. Se da un lato rispetto alle altre pubbliche amministrazioni analizzate c’è una predominanza di strutture che pubblica i dati in formato xls, dall’altro sembra venire meno la granularità delle informazioni sulle richieste.
Registro degli accessi, come si stanno comportando i ministeri
Leggi.
Le informazioni contenute nei registri sono infatti meno dettagliate rispetto a quelle di alcuni ministeri. Ad esempio solo i registri delle regioni Lazio, Piemonte, Puglia, Sardegna e Toscana riportano la tipologia del soggetto richiedente (privato cittadino, avvocato, docente, giornalista, associazione etc.), mentre le informazioni sui ricorsi al tar sono presenti solo nei registri di Abruzzo, Marche, Puglia, Sicilia, Umbria e della provincia di Trento. Alcuni registri (regioni Abruzzo, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta, provincia di Bolzano) calcolano invece i tempi di risposta.
Abruzzo, Umbria e provincia di Trento hanno i registri meglio strutturati e con più dettaglio.
Tra i registri che contengono il maggior numero di informazioni si segnalano quelli di Abruzzo ed Umbria e della provincia di Trento (quest’ultimo peraltro limitato al solo 2019) con descrizione della motivazione dei dinieghi di accesso e informazioni su presenza di controinteressati, richieste di riesame e ricorsi al tar.
Come sono andate le richieste di accesso generalizzato
La disomogeneità e incompletezza dei dati rende difficile un’analisi completa ed approfondita delle richieste FOIA inoltrate a regioni e province autonome.
Il monitoraggio delle richieste di accesso generalizzato nel 2017 e 2018 (primi 2 anni pieni di applicazione del Foia) è perciò qui di seguito circoscritto a 13 amministrazioni regionali e provinciali: Abruzzo, Bolzano, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Val d’Aosta, Veneto. A queste abbiamo aggiunto anche l’analisi dei dati 2018 della Liguria e 2017 della Sardegna.
Al tempo stesso per dei motivi di comparabilità sono stati esclusi i dati di Calabria e Sicilia. Come già detto le due regioni mettono a disposizione un registro per ogni ufficio competente. Questa granularità di informazioni per quanto potenzialmente preziosa, non rende questa base dati confrontabile con quella delle altre regioni. Anche perché i dati dei diversi uffici competenti non sono omogenei tra loro
Foia e regioni, oltre l’80% delle richieste Foia depositate sono state accolte
Richieste di Foia depositate tra il 2017 e il 2018
Sono state considerate solamente le richieste accolte, parzialmente accolte o rifiutate. Le regioni senza un registro degli accessi, o con dei dati non analizzabili, non sono state considerate.
FONTE: dati ed elaborazione openpolis
Nei primi 2 anni di applicazione del Foia sono state poco meno di 800 le richieste depositate, di cui l'83,95% con esito positivo. La percentuale più alta di dinieghi è stata fatta registrare nel 2017 dalla regione Lazio (5 richieste non accolte su 7) e nello stesso anno dalla provincia autonoma di Bolzano (4 dinieghi su 9).
83,95% la percentuale di richieste alle regioni con esito positivo tra il 2017 e il 2018.
I tempi di attesa
Le amministrazioni interpellate devono pronunciarsi sulla richiesta di accesso entro 30 giorni, salvo termini più ampi in caso di presenza di controinteressati e di parere del garante della privacy.
Per vedere come si comportano le diverse amministrazioni abbiamo analizzato i tempi medi di risposta delle regioni italiane. Prendendo i dati per l'anno 2018 (2017 per la Sardegna) emerge che i tempi di attesa sono mediamente bassi.
Nel 2018 sono stati sotto i 20 giorni in Friuli- Venezia Giulia, Veneto, Puglia, Lombardia e nella provincia autonoma di Bolzano. Tra i 20 e i 30 giorni invece, quindi pienamente nei termini di legge, per Umbria, Lazio, Toscana, Valle d'Aosta, Sardegna e Abruzzo. Leggermente superiore invece ai 30 giorni i valori di Liguria e Piemonte.
396 giorni l'attesa per una richiesta fatta alla regione Campania. Le amministrazioni dovrebbero dare esito entro 30 giorni.
Sopra la media invece i dati 2018 di Marche e Campania. Questo a causa di 2 richieste che hanno avuto dei tempi di attesa fortemente sopra la media, di fatto alzando il dato delle due regioni. In particolare la richiesta fatta alla regione Marche il 16 marzo 2018 "Atti inerenti e conseguenti ai ripopolamenti dell'ATC PS 1 autorizzati dalla P.F. Caccia e e pesca con decreto dirigenziale 229 del 31/5/20017" che è stata accolta il 6 luglio successivo (112 giorni dopo), e quella invece presentata alla Campania il 4 giugno del 2018 "Fondo speciale L.488/92" per cui il diniego è stato comunicato il 5 luglio del 2019 (396 giorni d'attesa). Oltre un anno di attesa per comunicare che la richiesta era stata fatta alla direzione generale non competente.
Tempi d’attesa inferiori ai 30 giorni per le regioni italiane
Giorni di attesa per le richieste di accesso agli atti (2018)
Sono state considerate solamente le richieste accolte, parzialmente accolte o rifiutate. Le regioni senza un registro degli accessi, o con dei dati non analizzabili, non sono state considerate. I dati delle Marche si riferiscono al 2017.
FONTE: dati ed elaborazione openpolis
Considerazioni finali
Il quadro sopra sintetizzato evidenzia i ritardi da parte di alcune amministrazioni regionali nell’attuazione della normativa in materia di accesso. Da questo punto di vista sarebbe innanzitutto necessario che le regioni Basilicata e Molise procedano tempestivamente all’istituzione dei registri per l’accesso; in ogni caso appare opportuno che anche le altre amministrazioni regionali e provinciali si adeguino alla circolare n. 1/2019 del ministro Buongiorno che definisce uno standard comune per quanto riguarda sia i dati da pubblicare che il supporto informatico (in modo da facilitare anche una trasmissione più facile dei dati medesimi), ed avere così una visione chiara del fenomeno e consentire un monitoraggio efficace e costante.
Il monitoraggio di openpolis
Come funziona il Foia in Italia
L’Osservatorio Foia continuerà a verificare il concreto funzionamento del diritto di accesso in Italia, dedicando una particolare attenzione al modo in cui le amministrazioni si adegueranno alle indicazioni della recente circolare del ministro della pubblica amministrazione sul registro degli accessi. Nei prossimi mesi è prevista sia un'analisi dei dati che riguardano i comuni capoluogo di regione, che un racconto di best practice di utilizzo dello strumento.
Avvisiamo anche che è disponibile una nuova versione del nostro manuale "Come funziona il FOIA in Italia" aggiornato ad ottobre, con le più recenti sentenze di Tar e consiglio di stato.
Foto credit - Facebook ufficiale regione Piemonte