Sei milioni di profughi palestinesi necessitano di maggiore protezione Accoglienza

Viste le condizioni catastrofiche della striscia di Gaza, la corte di giustizia dell’Ue ha affermato che la protezione dell’Unrwa non basta più e che i palestinesi potranno richiedere lo status di rifugiati. L’Europa potrà decidere se seguire il modello virtuoso applicato agli ucraini.

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Alcuni giorni fa Nicholas Emiliou, avvocato generale della corte di giustizia europea, ha affermato che i profughi palestinesi avranno diritto a richiedere lo status di rifugiati, visto che l’agenzia Onu creata appositamente (l’Unrwa) non può da sola gestire la catastrofe in corso nella striscia di Gaza e garantire agli abitanti sicurezza e protezione.

Sono parole che assumono un peso ancora maggiore oggi che almeno 11 paesi tra cui anche l’Italia hanno sospeso i finanziamenti all’Unrwa a seguito delle accuse mosse da Israele, secondo cui alcuni membri dell’agenzia sarebbero stati coinvolti nell’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso.

Da quando Israele ha attaccato la striscia di Gaza, oltre 26mila palestinesi, quasi tutti civili, hanno perso la vita. Tra di loro, oltre 10mila bambini e quasi 80 giornalisti. Pressoché la totalità della popolazione di questo paese, oggi uno dei più densamente abitati del mondo, è sfollata e al momento è in corso una crisi umanitaria senza precedenti, con risorse del tutto insufficienti a garantire la sopravvivenza delle persone. A cominciare dalla più essenziale, l’acqua.

L’Unrwa e la protezione dei profughi palestinesi

Data l’unicità e la prominenza della questione palestinese, si è creata una istituzione apposita per gestirla. Si tratta dell’Unrwa, un’agenzia delle Nazioni unite che si occupa specificamente dei profughi di nazionalità palestinese presenti nel vicino oriente.

Istituita nel 1949, dopo la guerra arabo-israeliana, essa si occupa sia della gestione delle emergenze che della protezione e inserimento, educativo, sociale ed economico, dei profughi palestinesi e dei loro discendenti. Fornisce beni di prima necessità, gestisce 58 campi per rifugiati e più di 700 scuole, oltre a occuparsi di sanità e assistenza sociale.

In totale, l’agenzia si occupa di quasi 6 milioni di persone e riceve (l’ultimo dato è relativo al 2022) fondi pari a 1,17 miliardi di dollari provenienti da governi nazionali, associazioni e fondazioni private e dalle stesse Nazioni unite. Nel 2022, in termini assoluti i donatori principali erano gli Stati Uniti (circa 344 milioni di dollari). Seguono Germania (202 milioni) e Unione europea (114 milioni).

L’Unrwa fornisce protezione a tutti coloro che hanno risieduto in Palestina tra il primo giugno 1946 e il 15 maggio del 1958 e ai loro discendenti. Normalmente i palestinesi possono accedere a questo tipo di protezione, il che comporta anche che non hanno accesso ad altre forme, come il normale status di rifugiato. La convenzione di Ginevra infatti non si applica a chi già riceve protezione o assistenza da un’agenzia Onu (che non sia l’Unhcr, l’agenzia per la protezione di profughi e rifugiati).

5,9 milioni i profughi palestinesi sotto la protezione dell’Unrwa, al 25 gennaio 2023.

I dati si riferiscono al numero di rifugiati palestinesi registrati dall’agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (Unrwa). Sono considerati i valori totali, che comprendono i rifugiati presenti in Palestina e quelli ospitati in Giordania, in Libano e in Siria.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Unhcr
(consultati: giovedì 25 Gennaio 2024)

Dal 2000 al 2023 il numero di profughi palestinesi è costantemente aumentato e all’ultimo aggiornamento (che non può ancora cogliere le devastanti conseguenze della recente guerra) se ne contano quasi 6 milioni soltanto nei paesi confinanti, con un aumento di oltre due milioni di persone in poco più di 20 anni. Il maggior aumento si è registrato negli stessi territori palestinesi (+74%). Si tratta di circa 2 milioni e mezzo di persone, ovvero il 42% di tutti i rifugiati di nazionalità palestinese presenti nel vicino oriente. Seconda è la Giordania, che ospita quasi 2,4 milioni di profughi (il 40%) e poi Siria e Libano con circa mezzo milione di persone ognuna.

+2,1 milioni di profughi palestinesi sfollati nel vicino oriente tra il 2000 e il 2023.

L’accoglienza dei palestinesi dopo il 7 ottobre

Vista l’esistenza di un’agenzia Onu apposita, sono pochi i palestinesi che richiedono altre forme di protezione. In tutti e 27 i paesi dell’Unione europea, nel 2022 (l’ultimo dato disponibile) hanno fatto richiesta di asilo in meno di 7mila. Parliamo di meno dello 0,8% di tutte le richieste presentate da cittadini extra-comunitari.

Tuttavia la situazione è cambiata negli ultimi tempi, con l’improvvisa escalation delle ostilità che ha portato all’invasione della striscia di Gaza da parte di Israele.

I dati si riferiscono al numero di fatalità registrate nella striscia di Gaza dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocha
(pubblicati: mercoledì 24 Gennaio 2024)

Dal 2016 fino all’ottobre scorso sono state uccise 287 persone tra i cittadini di Gaza e 174 in Cisgiordania. Nei quattro mesi successivi invece, con lo scoppio della guerra e l’invasione da parte di Israele, i morti sono stati più di 20mila soltanto nella striscia di Gaza. Il mese più sanguinoso è stato ottobre 2023.

Contestualmente all’improvviso aggravarsi della situazione, la già citata opinione della corte europea pubblicata l’11 gennaio ha stabilito che l’operato dell’Unrwa non può più essere considerato sufficiente. Il caso giuridico riguardava due persone di nazionalità palestinese cui era stata rigettata la domanda di asilo da parte delle autorità bulgare. La corte ha dato ragione ai primi. Affermando che i richiedenti palestinesi oggi possono sostenere che non c’è più protezione da parte dell’Unrwa, alla luce della gravità della situazione a Gaza.

La “cessazione” della protezione che fino a quel momento poteva essere garantita determina automaticamente che non sussiste più l’esclusione a cui si accennava sopra: i palestinesi possono richiedere lo status di rifugiati.

Se tale protezione o tale assistenza cessa per un motivo qualsiasi senza che la sorte di queste persone sia stata definitivamente regolata conformemente alle risoluzioni prese in merito dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, esse fruiscono di tutti i diritti derivanti dalla presente Convenzione.

Questa decisione potrebbe essere cruciale nell’accoglienza dei palestinesi. Al momento l’Europa non ha fatto nulla per sostenere questa popolazione vessata da decenni, se non incrementando i propri impegni finanziari per gestire la crisi umanitaria. Impegni che ora si ridurranno, dato l’attuale screditamento dell’Unrwa. Nessuno si è adoperato per proteggere i profughi stessi.

Un approccio molto diverso da quello che si è applicato in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina. In altri approfondimenti abbiamo parlato di come l’Italia, al pari degli altri stati Ue, si sia presa la responsabilità di garantire ai profughi ucraini protezione e accoglienza, mostrando come un impegno maggiore sia possibile.

Lo stesso non sta avvenendo per i palestinesi. Se infatti da un lato si annunciano aiuti umanitari di varia natura, dall’altro è attivo un fronte di cooperazione con l’Egitto, con lo scopo di incrementare il controllo lungo le frontiere esterne dell’Europa.

Foto: Unrwa

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