Suppletive, le elezioni silenziose Parlamento

Fuori dall’attenzione dei media e con percentuali di affluenza bassissime, dalle ultime politiche si sono tenute 6 elezioni suppletive. Principale sconfitto è il Movimento 5 stelle che ha perso 2 seggi su 2.

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Sul tema elettorale la maggior parte dell’attenzione mediatica in questi anni si è focalizzata sulle tornate regionali. Snodi importanti della vita politica di un paese, che hanno avuto non poche ripercussioni anche sulla politica nazionale.

Ma dalle ultime elezioni politiche si sono tenute ben 6 elezioni suppletive, che hanno fatto entrare in parlamento 4 nuovi deputati e 2 senatori. Se ne è parlato poco, e i dati dell’affluenza lo confermano. Escludendo le due tornate in Trentino, nelle elezioni in Sardegna, Lazio, Campania e Umbria ha votato sempre meno del 20% dell’elettorato.

Elezioni che ci parlano anche al livello politico. Mentre la Lega ha confermato 3 seggi su 3, il Movimento 5 stelle ne ha persi 2 su 2. A guadagnarci è stato il centrosinistra.

La nostra legge elettorale

L’attuale legge elettorale si basa su un sistema misto. Mentre alcuni seggi sono eletti su base plurinominale, altri funzionano con il meccanismo uninominale. Per un seggio plurinominale che diventa vacante, viene direttamente nominato il candidato della stessa lista arrivato dopo. Per un seggio uninominale invece è necessario indire delle elezioni suppletive.

6 le elezioni suppletive da inizio legislatura.

Da inizio legislatura sono vari i parlamentari che hanno lasciato l’incarico, chi per incompatibilità sopravvenuta (essendo stati eletti per esempio in consiglio regionale) o per scelta, decidendo di voler fare altro. Tra questi 6 parlamentari eletti in seggi uninominali:

  • Andrea Mura (camera  – M5s), eletto in Sardegna e dimessosi il 27 settembre del 2018 per scelta personale;
  • Maurizio Fugatti (camera – Lega), eletto in Trentino-Alto Adige e dimessosi il 9 gennaio 2019 per incompatibilità essendo stato eletto presidente della provincia autonoma di Trento;
  • Giulia Zanotelli (camera – Lega), eletta in Trentino-Alto Adige e dimessasi il 9 gennaio 2019 per incompatibilità essendo stata eletta consigliere regionale in Trentino-Alto Adige;
  • Franco Ortolani (senato – M5s), eletto in Campania e deceduto il 22 novembre 2019;
  • Paolo Gentiloni (camera – Pd), eletto nel Lazio e dimessosi il 2 dicembre 2019 per incompatibilità essendo stato nominato in commissione europea;
  • Donatella Tesei (senato – Lega), eletta in Umbria e dimessasi il 2 dicembre 2019 per incompatibilità essendo stata eletta presidente di giunta regionale in Umbria.

Come sono andate le elezioni

Nel corso della XVIII legislatura quindi si sono tenute 6 diverse elezioni suppletive per riempire i seggi rimasti vacanti. Eventi di cui si è parlato poco, ma non di poca importanza visto che si è trattato di eleggere rappresentati dei cittadini in parlamento.

Un primo dato da commentare è quello dell’affluenza, che come sappiamo sta seguendo un trend negativo ormai da anni in tutte le principali tornate, nazionali e locali. Da questo punto di vista le elezioni suppletive, una novità per il panorama politico recente del nostro paese, sono state un fallimento.

27,59% l’affluenza alle elezioni suppletive della XVIII legislatura.

Unici casi in cui ha votato la maggioranza dell’elettorato sono stati quelli del Trentino-Alto Adige. Il 26 maggio del 2019 si sono recati alle urne il 56,92% degli aventi diritto per il collegio Trento, e il 51,36% per quello di Pergine Valsugana. Tutte le altre elezioni suppletive però hanno visto un dato dell’affluenza bassissimo. In Sardegna l’affluenza è stata del 15,54%, nel Lazio del 17,66%, in Campania del 9,52% (valore più basso tra quelli presi in considerazione), e in Umbria del 14,51%.

Il 26 maggio del 2019 si sono recati alle urne il 56,92% degli aventi diritti per il collegio Trento, e il 51,36% per quello di Pergine Valsugana. Tutte le altre elezioni suppletive però hanno visto un dato dell’affluenza bassissimo. In Sardegna l’affluenza è stata del 15,54%, nel Lazio del 17,66%, in Campania del 9,52% (valore più basso tra quelli presi in considerazione), e in Umbria del 14,51%.


(ultimo aggiornamento: giovedì 12 Marzo 2020)

Se l'affluenza, e quindi la partecipazione, è uno dei parametri per valutare lo stato di salute della nostra democrazia, è evidente che qualcosa non abbia funzionato. Escludendo i due casi del Trentino-Alto Adige il dato dell'affluenza non ha mai superato il 20%. Cosa ha causato tutto questo? Certamente la poca comunicazione politico-istituzionale sul tema, ma anche la scarsa consapevolezza da parte dei cittadini su quanto stesse avvenendo.

Vincitori e vinti delle elezioni

Trattandosi di elezioni politiche, che riguardano il parlamento, non si può non affrontare il tema dei risultati. I 6 seggi in questione hanno riguardato 3 eletti della Lega (2 deputati e 1 senatori), 2 del Movimento 5 stelle (1 deputato e 1 senatore) e 1 del Partito democratico.

2 su 2 i seggi persi dal Movimento 5 stelle con le suppletive. A guadagnarci il centrosinistra.

Mentre la Lega è riuscita a confermare tutti e 3 i suoi seggi, lo stesso non si può dire per il Movimento 5 stelle. In Sardegna il seggio di Andrea Mura (M5s) è andato ad Andrea Frailis, deputato ora iscritto al gruppo del Partito democratico. A fine febbraio invece il posto di Franco Ortolani (M5s), venuto a mancare durante la legislatura, è stato vinto dal giornalista Stefano Ruotolo, sostenuto dal Partito democratico e liste di sinistra. Ruotolo si è poi iscritto al gruppo Misto.

Mentre la Lega è riuscita a confermare tutti e 3 i suoi seggi, lo stesso non si può dire per il Movimento 5 stelle. In Sardegna il seggio di Andrea Mura è andato ad Andrea Frailis, deputato ora iscritto al gruppo del Partito democratico. A fine febbraio invece il posto di Franco Ortolani, venuto a mancare durante la legislatura, è stato vinto dal giornalista Stefano Ruotolo, sostenuto dal Partito democratico e liste di sinistra. Ruotolo si è poi iscritto al gruppo Misto.


(ultimo aggiornamento: mercoledì 11 Marzo 2020)

Nelle elezioni tenutesi a Roma per eleggere il sostituto di Paolo Gentiloni, nominato in commissione europea, il Partito democratico è riuscito a confermare il suo seggio. A prendere il posto dell'ex primo ministro italiano è stato Roberto Gualtieri, che dimessosi dal parlamento europeo per ricoprire l'incarico di ministro dell'economia, è stato poi eletto alla camera.

Il caso di Gualtieri: doppio incarico "compatibile"

L'elezioni di Gualtieri ci permette di aprire un'altra questione non di poco conto. Il Partito democratico ha scelto di candidare un membro del governo. In Italia avere i due incarichi contemporaneamente, membro del governo e del parlamento, è consentito, essendo quindi compatibili l'uno con l'altro.

Gualtieri da ministro è stato eletto alla camera: andrà mai in parlamento?

Una scelta che per quanto lecita è sempre stata criticata da openpolis. Tutti i parlamentari che fanno anche parte dell'esecutivo hanno un tasso di partecipazione ai lavori dell'aula bassissimo. Giustamente anche, ricoprendo un incarico governativo, diventa difficile riuscire a seguire i lavori di camera e senato. Un conto però è nominare ministro un parlamentare dopo le elezioni, un'altro, come è successo ora, è candidare un membro del governo per un seggio del parlamento.

Se nel primo caso il doppio incarico è accidentale in quanto successivo all'elezione, qui è reso peggiore visto che la presenza di Gualtieri nell'esecutivo era già stabilita. La domanda quindi sorge spontanea: quanto seguirà i lavori dell'aula il ministro Gualtieri? Che rappresentanza parlamentare assicurerà agli elettori che lo hanno votato? Noi sicuramente monitoreremo.

Foto credit - Facebook ufficiale Roberto Gualtieri

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