Trasparenza di fondazioni e associazioni, chi deve fare i controlli non ce la fa Think tank

La commissione di garanzia ammette di non avere i mezzi e le risorse per monitorare su think tank e fondazioni. Un problema, che in qualche modo andrà risolto.

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Fare una legge per migliorare la trasparenza del sistema politico, e poi non fornire all’organo che dovrebbe vigilare sul rispetto delle norme i mezzi necessari per farlo, rende l’approvazione della legge stessa inutile.

È quello che sta succedendo con la regolamentazione di fondazioni e think tank politici, uno degli elementi caratterizzanti della legge anticorruzione approvata dal governo Conte a fine 2018. Il testo ha avuto il pregio di finalmente intervenire sulla materia, ma lo ha fatto in maniera non soddisfacente, lasciando molti aspetti della questione ancora irrisolti.

La commissione di garanzia lancia l’allarme, confermando i dubbi di openpolis.

Openpolis ha indicato, sin dall’approvazione del testo, le principali criticità, sottolineando in particolare come la commissione predisposta per la vigilanza degli obblighi di trasparenza non avesse i mezzi per fare ciò che le veniva chiesto. Nella sua relazione di attività pubblicata a fine maggio i nostri timori sono stati confermati, e la commissione di garanzia lancia l’allarme: la dotazione organica non è congrua ai compiti di controllo.

La relazione della commissione di garanzia

La Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici è un organo composto da cinque magistrati che ha il compito di vigilare sul rispetto da parte dei partiti delle varie norme su statuti, rendiconti e contributi.

Con l’equiparazione ai partiti politici delle fondazioni e associazioni politiche, le sono state anche assegnate le responsabilità di vigilanza su quest’ultime. Quando avevamo affrontato questa novità a gennaio di quest’anno era stato fatto notare come già a metà 2018 la commissione, nella sua relazione annuale, denunciasse una serie di problemi sul suo funzionamento, criticità che ne limitavano fortemente la capacità di azione. Al tempo le sue competenze erano limitate ai partiti, e quindi con l’approvazione della legge anticorruzione era prevedibile che i problemi aumentassero. Una questione che anche Raffaele Cantone, a capo dell’autorità nazionale anticorruzione, aveva sollevato a ottobre del 2018.

6.000 le realtà associative che dovranno ora essere monitorate, come ipotizzato dalla commissione stessa.

La relazione della commissione di garanzia (maggio 2019)

A fine maggio la commissione ha presentato alla camera e al senato la sua nuova relazione, in cui i nostri timori sono stati confermati. Come previsto l’aumentare delle competenze, collegato al non aver aumentato le disponibilità economiche, nonché di personale della commissione, hanno peggiorato notevolmente la situazione.

Nell’attualità la dotazione organica non si presenta congrua a fronte degli accresciuti compiti di controllo ove solo si consideri […] l’equiparazione ai partiti e ai movimenti politici delle fondazioni, associazioni e comitati che presentino taluno degli indici di collegamento elencati nell’articolo 1 comma 20, della legge n.3 del 2019 (legge di anticorruzione, ndr)

Una carenza organica, a detta della commissione, che oltre a rendere difficile l’ordinaria amministrazione, non si configura garante della posizione di autonomia e indipendenza rispetto a governo e organi parlamentari. Un’autonomia e indipendenza che la legge istitutiva della commissione le attribuisce vista la delicatezza dei compiti assegnati. In particolare, parlando proprio della legge anticorruzione, la commissione dichiara:

Ne consegue a carico della commissione – in immutata composizione nelle strutture di supporto – un incisivo impegno istruttorio e di indagine per identificare, nell’ampio e diffuso contesto dell’associazionismo nazionale, quelle realtà che ricadono nell’area percettiva della norma e che, in via di equiparazione, sono rese destinatarie della disciplina indirizzata a regime nei confronti dei partiti e dei movimenti politici

A detta della commissione il numero di “diverse realtà associative” da monitorare tra associazioni e fondazioni potrebbe aggirarsi sulle 6.000 unità. A questa mole di lavoro non corrisponde un supporto economico appropriato. Il tutto è peggiorato dall’assenza di un capitolo di bilancio a cui imputare le spese necessarie per lo svolgimento dei compiti istituzionali.

Cosa si può fare

Il tentativo del governo Conte di intervenire sulla materia delle fondazioni e associazioni politiche è certamente lodevole, ma nonostante questo comunque discutibile. Appare una soluzione frettolosa e poco lungimirante. Anche il tentativo del decreto crescita di rimediare alle norme troppo vaghe inserite ha avuto risvolti positivi limitati. Il problema della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici è stato infatti ignorato.

Non aver fornito i mezzi alla commissione per vigilare, rende la legge inutile.

Approvare una legge che impone degli obblighi di trasparenza a determinate strutture, e poi non fornire alla commissione di controllo i mezzi per vigilare, crea un cortocircuito. È l’ennesima occasione in cui la nostra classe politica approva una norma per aumentare il livello di trasparenza, ma poi non monitora sul suo effettivo rispetto, o non crea i presupposti per farlo.

Gli appelli della commissione di vigilanza vanno ascoltati, rispondendo quindi alle esigenze economiche e di dotazione organica. Il parlamento si deve prendere carico della questione, per non lasciare incompleto il percorso avviato.

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