Troppe famiglie con figli non possono permettersi una vacanza #conibambini
Con la fine dell’emergenza sono tornati a crescere i viaggi per turismo, anche se non hanno ancora raggiunto i livelli pre-Covid. Restano però molte famiglie con figli che rinunciano alle vacanze per motivi economici.
martedì 18 Luglio 2023 | Povertà educativa
- 35,7% persone che hanno fatto almeno una vacanza tra luglio e settembre 2022. Più del 2021 (33,9%), meno del 2019 (37,8%).
- La metà delle famiglie con almeno 3 figli non può permettersi una vacanza.
- Segnali di crescita nella quota di famiglie con figli che non possono permettersi vacanze, tra 2020 e 2021.
- Sono 2 le città dove oltre il 40% dei contribuenti dichiarano tra 0 e 10mila euro: Andria e Barletta.
In questi giorni diversi studi stanno segnalando una forte crescita delle presenze turistiche nella prima metà del 2023. Grazie all’uscita dall’emergenza Covid, prosegue la tendenza emersa lo scorso anno, con l‘aumento dei viaggi per turismo. Nel 2022 si era già registrata una tendenza analoga, anche se la quota di persone residenti in Italia che erano state in vacanza in quell’anno non aveva ancora raggiunto i livelli pre-pandemici.
35,7% le persone che hanno fatto almeno una vacanza tra luglio e settembre 2022. Più del 2021 (33,9%) ma meno del 2019 (37,8%).
Con l’agosto in arrivo, sarà interessante osservare se la fine definitiva dall’emergenza, dichiarata dall’Oms nel maggio scorso, corrisponderà a un pieno ritorno alla normalità anche sul versante del turismo.
Quante famiglie non vanno in vacanza
La questione non riguarda solo lo sviluppo del comparto turistico. Tocca direttamente anche la condizione di bambini e famiglie, che in Italia non possono permettersi una vacanza in oltre un caso su 3. La quota di nuclei che nel 2021 ha rinunciato alle ferie sale addirittura a 1 su 2 in presenza di almeno tre figli.
La vacanza può essere un’opportunità formativa per il minore.
Per bambini e ragazzi viaggiare con la propria famiglia e con i coetanei, trascorrendo alcuni giorni lontano da casa, può essere anche un’importante esperienza formativa. Ciò a maggior ragione in questi anni di emergenza Covid, in cui le restrizioni dovute alla pandemia hanno limitato la possibilità delle scuole di effettuare gite, visite a musei e altre esperienze culturali, ludiche, sociali ed educative. Acuendo di fatto il divario tra chi ha alle spalle una famiglia che può permettersi questo tipo di opportunità e chi no.
Tra le famiglie con figli minori, un terzo non può permettersi una settimana di vacanza lontano da casa. La quota sale al 50% se nel nucleo vivono tre o più bambini.
Nel 2021 la metà delle famiglie con almeno 3 figli non ha potuto permettersi una vacanza
Percentuale di famiglie che non possono permettersi almeno una settimana di ferie in un anno (2021)
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 12 Maggio 2023)
Nel 2021 le famiglie con un solo genitore hanno dovuto rinunciare alle vacanze nel 42,7% dei casi. Così come una coppia su 3 tra quelle con almeno un figlio (33,5%). Per avere un termine di paragone, nelle coppie adulte senza figli la quota si attesta al 28,4%.
E sebbene la quota di famiglie con figli che rinunciano alle ferie sia in diversi casi inferiore alla media nazionale (38,1%) vanno sempre tenute presenti alcune raccomandazioni, anche della letteratura internazionale, nell’approcciare questo tipo di dati. Il rischio di una sottostima, specialmente per i nuclei familiari dove vivono dei bambini, non va sottovalutato.
I risultati pubblicati possono sembrare dati obiettivi, ma dietro ogni statistica sulla deprivazione c’è un genitore che deve rispondere se sia in grado o no di permettere a suo figlio di “partecipare a gite ed eventi scolastici”, o di “invitare a casa degli amici per giocare e mangiare insieme”, oppure di avere “un posto tranquillo con spazio e luce a sufficienza per fare i compiti”
Questo aspetto va considerato a maggior ragione nella fase di uscita dall’emergenza Covid, in cui l’andamento del fenomeno mostra segnali contrastanti.
Famiglie e bambini senza vacanza durante la pandemia
Tra 2019 e 2020, la quota di famiglie con figli minori che non avevano potuto permettersi una vacanza lontano da casa sembrava essere diminuita, seppure in modo asimmetrico. Un calo riscontrabile tanto tra le coppie con figli piccoli (dal 37,1% al 30,4%), quanto tra i nuclei monogenitoriali, dove era calata di quasi 10 punti: da 48,7% a 39,3%.
Nel 2021 si rilevano segnali di crescita delle famiglie con bambini a carico che hanno dichiarato di non potersi permettere una vacanza. Parliamo di circa un terzo delle coppie con figli minori (33,5%) e del 42,7% dei nuclei con un solo genitore. In entrambi i casi, circa 3 punti percentuali in più dell’anno precedente, a fronte di una crescita media che appare più contenuta (+1,1 punti, dal 37% del 2020 al 38,1% del 2021).
+3,1 l’aumento in punti percentuali della quota di coppie con almeno un figlio minore che non ha potuto permettersi le ferie, tra 2020 e 2021.
Tendenze registrate nel corso della pandemia che è interessante confrontare, territorio per territorio, alla luce dell’andamento complessivo nella condizione socio-economica. Da questo punto di vista un indicatore – pur molto parziale e soggetto alle distorsioni dovute all’evasione fiscale – è quello offerto dai livelli dei redditi. In particolare la quota dei contribuenti con i redditi dichiarati nella fascia più bassa.
Come cambia la condizione delle famiglie, prima e dopo il Covid
Nel 2021, tra le province, sono 9 quelle dove oltre il 40% dei contribuenti si è collocato nella fascia tra 0 e 10mila euro. Si tratta di Crotone, Vibo Valentia, Cosenza, Agrigento, Ragusa, Reggio Calabria, Trapani, Barletta-Andria-Trani (Bat) e Caltanissetta.
Tra i capoluoghi, superano il 40% i comuni di Andria (40,82% nel 2021) e Barletta (40,17%). Poco distante il terzo capoluogo della provincia Bat (Trani, 38,28%). Al quarto posto Crotone (36,69%).
Crotone e Vibo Valentia sono le aree con più contribuenti sotto i 10mila euro
Percentuale di contribuenti che hanno dichiarato un reddito complessivo da 0 a 10.000 euro (2021)
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati ministero dell’economia e delle finanze
(pubblicati: giovedì 20 Aprile 2023)
Le quote più basse tra le città capoluogo di provincia si registrano nei comuni di Modena, Belluno e Lodi (19% circa dei contribuenti nel 2021).
Tuttavia, se si confrontano i dati del 2021 – ultimo anno a disposizione – con quelli rilevati nel 2019 – cioè prima dell’emergenza Covid – sono 6 le città dove la percentuale di contribuenti a basso reddito sembra essere aumentata.
In particolare a Venezia e Perugia, dove la quota è cresciuta di oltre un punto percentuale (da 23,08% a 24,84% nella prima, da 24,8% a 25,99% nella seconda). Seguono Terni, Firenze, Verbania e Aosta.
Nei comuni di Caltanissetta, Enna e Crotone la percentuale di contribuenti nella fascia 0-10mila euro è invece diminuita di oltre 2 punti tra 2019 e 2021. Si tratta però di città ai vertici per quota di residenti a basso reddito, anche nell’ultimo anno disponibile. Nel 2021 si sono infatti attestati tra 0 e 10mila euro il 36,7% dei contribuenti crotonesi (quarto capoluogo in Italia), il 35% di quelli nisseni (settima città) e del 31,5% ad Enna (19esima tra i capoluoghi).
Tali tendenze nei livelli dei redditi mettono in luce il mutamento del quadro socio-economico negli anni a cavallo della pandemia. Vanno lette insieme all’andamento dell’inflazione, fenomeno che incide direttamente sul potere di acquisto delle famiglie. Tenendo presente che, tra i nuclei con figli, questi trend impattano sulla possibilità di garantire adeguate opportunità educative, anche fuori da scuola.
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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati sulle famiglie in vacanza sono di fonte Istat. Quelli sui redditi sono di fonte ministero dell’economia e delle finanze.
Foto: Tania Dimas (Pixabay) – Licenza