Un terzo dei comuni abruzzesi è lontano da autostrade e treni Abruzzo Openpolis
L’accessibilità delle infrastrutture di mobilità è importante per il contrasto allo spopolamento. In particolare nelle aree montane, spesso non collegate e distanti da caselli autostradali e stazioni ferroviarie.
mercoledì 15 Maggio 2024 | Italie a confronto
- Per il 35,1% dei comuni abruzzesi le infrastrutture di mobilità ferroviaria e autostradale sono non accessibili e distanti.
- La questione della mobilità è particolarmente complessa nelle aree spopolate, specie se montane.
- Nei comuni non accessibili e non prossimi alle infrastrutture, il calo della popolazione tra 2015 e 2022 è stato pari a -8,7%.
- Le aree montane sono quelle più inacessibili e distanti.
Di recente, il dibattito pubblico si è animato in seguito all’iter complesso del potenziamento della linea ferroviaria Roma-Pescara, un progetto inizialmente previsto all’interno del piano nazionale di ripresa e resilienza che però è stato escluso dai finanziamenti in seguito alla revisione del piano.
Ma si tratta di temi che sono molto discussi da sempre all’interno della regione. La presenza di infrastrutture di trasporto è un aspetto centrale quando si parla di marginalità o perifericità delle comunità locali e di pianificazione territoriale, sia nell’ottica di migliorare la vita dei cittadini che per incrementare la competitività delle imprese. Non a caso uno degli elementi che definisce i comuni polo all’interno della classificazione delle aree interne è proprio la presenza di una stazione ferroviaria di tipo silver.
La presenza o meno di queste infrastrutture non esaurisce però completamente il dibattito. La possibilità di raggiungere accessi alla mobilità come stazioni ferroviarie o caselli autostradali con facilità e tempi di percorrenza non eccessivi è un altro tema, direttamente connesso al precedente e con implicazioni su numerosi altri aspetti, come lo spopolamento o la competitività economica della regione.
Per approfondire,
nell’Abruzzo in spopolamento serve un nuovo approccio ai bisogni del territorio.
L’accessibilità delle infrastrutture di mobilità
Prima di approfondire la situazione abruzzese, è importante definire cosa si intende con accessibilità. Tra i numerosi metodi che si possono utilizzare, Istat ha definito una matrice basandosi su una metodologia proposta in uno studio Ocse. In questo contesto di analisi, la facilità con cui si possono raggiungere le infrastrutture di mobilità è data da due componenti principali: l’accessibilità assoluta (la capacità di raggiungere la stazione o il casello entro un tempo massimo prestabilito) e la prossimità (la presenza o meno di un’infrastruttura entro un certo tempo). La prima quindi definisce la possibilità di avere un collegamento efficiente per raggiungere i caselli o le stazioni ferroviarie, l’altra la vicinanza effettiva di questo tipo di strutture.
Accessibilità e prossimità sono legati a differenti politiche pubbliche attuabili sul territorio.
A questi due elementi sono legati diversi possibili interventi che possono favorire le comunità presenti sui territori. Nel primo caso infatti la necessità maggiore è creare e potenziare i collegamenti con la stazione o con il casello mentre nel secondo caso la costruzione delle infrastrutture di mobilità supplisce maggiormente al problema. Prima di proseguire nell’analisi, è importante notare che non sono state considerate tutte le stazioni ferroviarie all’interno dell’analisi. Istat infatti ha preso in considerazione solo le stazioni in cui è previsto il servizio passeggeri e in cui passano treni regionali o a lunga percorrenza. Sono state considerate soltanto le stazioni in cui i treni al giorno sono almeno 3.
In Abruzzo, i comuni con rete autostradale e stazioni ferroviarie accessibili e prossime sono 30, pari al 9,8% del totale. In questi territori nel 2022 vive il 42,1% della popolazione della regione (537.652 residenti). Un chiaro elemento che mostra quanto l’accentramento della popolazione dipenda anche dalla presenza o meno di servizi. La condizione peggiore è invece quella dei comuni in cui queste infrastrutture non risultano né accessibili né prossime.
107 i comuni abruzzesi in cui le infrastrutture di mobilità ferroviaria e autostradale risultano non accessibili e non prossime.
Una situazione in cui ricade circa 1 comune abruzzese su 3 e che coinvolge 136.334 abitanti su territorio regionale (il 10,7% dei residenti).
Il 35,1% dei comuni abruzzesi si trova in aree non accessibili e non prossime a autostrade e ferrovie
Incidenza di comuni e popolazione residente che si trova in aree non accessibili e non prossime a autostrade e a ferrovie (2022)
La facilità con cui si possono raggiungere le infrastrutture di mobilità è data da due componenti principali: l’accessibilità assoluta (la capacità di raggiungere la stazione o il casello entro un tempo massimo prestabilito) e la prossimità (la presenza o meno di un’infrastruttura entro un certo tempo). La prima quindi definisce la possibilità di avere un collegamento efficiente per raggiungere i caselli o le stazioni ferroviarie, l’altra la vicinanza effettiva di questo tipo di strutture.
FONTE: elaborazione Abruzzo openpolis su dati Istat
(consultati: lunedì 22 Gennaio 2024)
Per quel che riguarda l’incidenza dei comuni, l’Abruzzo è la sesta regione in Italia e supera la media calcolata a livello nazionale di 10,3 punti percentuali. Anche a livello di popolazione il valore supera quello italiano (di 2,3 punti percentuali). In questo caso, la regione è l’ottava in Italia per incidenza.
Il legame tra mobilità e spopolamento
La mobilità è un servizio cruciale per lo sviluppo delle comunità. La mancata capillarità di un’infrastruttura così importante obbliga chi ne ha la necessità ad allungare i tempi di spostamento in modo tale da non considerare più vantaggioso usufruire del servizio stesso e rendere invece più attrattiva l’idea di trasferirsi.
Come abbiamo già approfondito, la regione stessa si sta spopolando e le prospettive future prospettano uno scenario ancora più grave. Si tratta però di un fenomeno che si distribuisce in modo eterogeneo. Nel centro-sud italiano, le aree appenniniche sono tra le più colpite. Un processo iniziato nel secolo scorso e proseguito in modo quasi inesorabile, con poche eccezioni. Questo ha portato a una riduzione della popolazione di una porzione del territorio.
l fenomeno dello spopolamento delle aree interne italiane affonda le sue radici negli anni ’30, quando la dorsale appenninica ha visto scivolare a valle i suoi abitanti, principalmente come conseguenza del venire meno di quegli elementi essenziali alla vita: l’emigrazione, soprattutto maschile, e la perdita di redditività dell’allevamento e della silvicoltura, tra gli altri.
Il processo però incide direttamente sulle caratteristiche stesse delle aree rurali e pone delle questioni ai decisori, che devono portare questo tipo di servizi all’interno di un’area dove la popolazione è in declino e quindi un bilanciamento costi-benefici risulta sfavorevole.
[…], this process rips off the specific traits of sparsely settled rural regions and poses both practical and conceptual problems to policymakers (Smailes, 2002). These latter, in fact, must provide villages with essential services, even though low population density leads to unfavourable cost–benefit ratios.
Per catturare le tendenze degli ultimi anni, è possibile confrontare l’andamento demografico della popolazione con la condizione di accessibilità e prossimità delle stazioni ferroviarie e autostrade. Considerando i comuni con la situazione più isolata sia per il trasporto su rotaia che per l’accesso all’autostrada, il calo della popolazione tra 2015 e 2022 è pari all’8,7%. Una diminuzione più ampia di cinque punti percentuali rispetto a quella media regionale (-3,8%).
È possibile scendere nel dettaglio, cercando di capire le differenze tra l’accesso ai mezzi. Fornendo una panoramica generale, tra il 2015 e il 2022 sono 28 i comuni che segnano una crescita della popolazione, 276 quelli in cui vi è un calo e 1 in cui è stabile. Analizzando la condizione degli accessi all’autostrada, la maggior parte dei comuni in cui è cresciuta la popolazione si trova in aree della regione in cui l’infrastruttura è accessibile e prossima (17, il 60,7%) e 6 invece nelle zone più distanti e con meno possibilità di raggiungimento. Per quel che riguarda invece i comuni dove la popolazione è diminuita, si rileva una doppia dinamica: sui 276 comuni considerati, 122 si trovano in aree accessibili e prossime (il 44,2%) mentre 118 in aree non accessibili e non prossime (il 42,8%).
Situazione differente invece per le stazioni ferroviarie, dove i comuni con crescita demografica sono principalmente o in territorio accessibili e prossimi (10) o non accessibili e non prossimi (10). Più chiara invece la condizione dei comuni con percentuale negativa, dove la maggior parte è in zone non accessibili e non prossime (154, 55,8%) ma ce ne sono anche diversi dove vi è un problema di accessibilità dell’infrastruttura ma non di distanza (88, 31,9%).
Le aree montane sono quelle più inaccessibili e distanti
Condizione di accessibilità ferroviaria e autostradale nei comuni abruzzesi (2022)
La facilità con cui si possono raggiungere le infrastrutture di mobilità è data da due componenti principali: l’accessibilità assoluta (la capacità di raggiungere la stazione o il casello entro un tempo massimo prestabilito) e la prossimità (la presenza o meno di un’infrastruttura entro un certo tempo). La prima quindi definisce la possibilità di avere un collegamento efficiente per raggiungere i caselli o le stazioni ferroviarie, l’altra la vicinanza effettiva di questo tipo di strutture.
FONTE: elaborazione Abruzzo openpolis su dati Istat
(consultati: lunedì 22 Gennaio 2024)
Risulta evidente che una buona parte dei comuni più distanti da queste infrastrutture si trova all’interno di aree montuose che, come abbiamo di recente approfondito, sono anche tra quelle più colpite dal fenomeno dello spopolamento. Nel caso delle autostrade, la maggior parte dei comuni si trova in zone dove l’infrastruttura è non accessibile e distante (86 comuni sui 166 dell’area montana interna). Per quel che riguarda invece le stazioni ferroviarie, 97 si trovano nella condizione di isolamento più complessa mentre per i restanti 69 il servizio risulta non eccessivamente distante ma di difficile accesso.
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Foto di Antonio Martinetti su Flickr – Licenza