Ti trovi in Home  » Politici  » Paola PELINO  » Provvedimenti concreti per il rilancio della nostra imprenditoria femminile. - Intervista

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Paola PELINO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  - Consigliere  Consiglio Comunale Sulmona (AQ) (Lista di elezione: Partito Delle Libert) 


 

Provvedimenti concreti per il rilancio della nostra imprenditoria femminile. - Intervista

  • (24 giugno 2008) - fonte: L'Opinione delle Libertà - Traiano Bertollini - inserita il 24 giugno 2008 da 31

    Se l’imprenditoria e l’occupazione in Italia non godono di buona salute, l’accesso al lavoro per le donne è in una situazione ancor più allarmante, con problemi atavici nell’attuazione di politiche in grado di colmare il gap rispetto ai colleghi uomini, che non fanno sperare in una rapida inversione di tendenza.
    La Ue ha dedicato l’anno trascorso alle Pari opportunità, ma gli obiettivi prefissati non sono stati raggiunti, come sottolineato dall’onorevole Paola Pelino, imprenditrice di successo prestata alla politica nelle fila del Pdl, che ha richiesto al governo un’azione prioritaria in grado di recuperare i ritardi attualmente esistenti.

    “Per quanto riguarda la situazione occupazionale femminile – espordisce l’Onorevole Pelino - il panorama è il seguente: uno degli obiettivi più qualificanti della Strategia di Lisbona è certamente quello relativo all’occupazione femminile, che dovrebbe, teoricamente, raggiungere il 60% entro il 2010.
    La Finanziaria n. 244/2007 per il 2008, oltre ad aver congelato i fondi della legge 215/1992, in materia di ”Azioni positive per l’imprenditoria femminile“, già maldestramente abrogata, invoca l’obiettivo di maggiore occupazione femminile, per onorare l’obiettivo di Lisbona del 60%, ma ad oggi rimaniamo in stallo, con uno scarso 46,3%, che relega l’Italia in fondo alle classifiche comunitarie e mondiali nel campo dell’occupazione femminile.
    Stando ai dati Eurostat 2006 l’Italia è penultima, prima di Malta e subito dopo la Grecia, con il 47,4%.
    La situazione è differenziata di regione in regione ed il rapporto del Dipartimento delle Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri attesta che nel Mezzogiorno l’occupazione femminile è del 31,1% contro il 56% del nord-ovest ed il 57% del nord-est.
    E’ significativo rilevare che il Mezzogiorno non ha una felice situazione per le donne, soprattutto le giovani, che, secondo dati statistici, in molti casi hanno addirittura smesso di cercare lavoro.
    Per non parlare delle ultraquarantacinquenni espulse dal mondo del lavoro e che faticano, più delle giovani, nonostante la valida esperienza acquisita, a trovare una dignitosa riallocazione.
    Inoltre, pur diminuendo la disoccupazione nelle regioni meridionali, stando ai dati relativi al 2004 e 2005, sono emersi segnali negativi di aumento dell’inattività femminile, che si sono acuiti nel biennio 2006-2007.
    Va evidenziato che la scarsa occupazione femminile ha riflessi sul tasso di occupazione dell’intera popolazione italiana, che nel 2006 è stato del 58.4% rispetto alla media dell’Unione Europea, pari al 64,4%”.
    La proposta di riforma che avete presentato in che modo potenzierà l’imprenditoria al femminile?
    Per superare il drammatico divario con il Meridione, occorre realizzare una politica che valorizzi la responsabilità dei territori e metta a frutto le energie presenti nel nostro Paese.
    Mi sono impegnata per contrastare gli effetti negativi derivanti dalla manovra finanziaria 2008, quali lo svilimento della legge sull’imprenditoria femminile n. 215/1992, che, dopo la parziale abrogazione e la trasfusione di alcuni contenuti nel Codice delle Pari Opportunità n. 198/2006, rimane attiva solo sul versante della copertura finanziaria.
    La proposta di legge a mia firma potenzierà l’imprenditoria femminile, avvantaggiando nel contempo anche l’occupabilità delle donne.
    Porto qualche esempio concreto: nell’articolo 1 si intende ricostituire, all’interno del Codice per le pari opportunità, il Fondo dedicato all’imprenditorialità femminile, reintroducendo i finanziamenti a fondo perduto, proprio perché la sperequazione per sesso resta assai rilevante in Italia, rispetto agli altri partner europei.
    Tra le agevolazioni prevediamo anche il credito d’imposta ed inoltre incentivi all’autoimprenditorialità per le lavoratrici che intendono avviare, dopo i 45 anni, attività di artigianato, in special modo quello locale ed artistico.
    Nella reintroduzione dei finanziamenti a fondo perduto avete individuato uno strumento concreto per agevolare le imprenditrici, ma nel contempo non rischia di rappresentare una vera e propria ammissione di inferiorità della classe imprenditoriale femminile nel presentarsi sul mercato?
    No, si reintroducono i finanziamenti a fondo perduto, tramite contributi e non sovvenzioni, con l’intento di rimediare alle falle della legge attuale che si fonda su una serie di bei proponimenti, ma di scarsa e farraginosa applicabilità.
    La nostra non è assolutamente un’ammissione di inferiorità per la classe imprenditoriale femminile, ma un impegno propositivo per il riconoscimento di un ruolo con pari dignità e possibilità.

    Fonte: L'Opinione delle Libertà - Traiano Bertollini | vai alla pagina
    Argomenti: lavoro, finanziamenti, finanziaria 2008, UE, pari opportunità, pdl, questione meridionale, occupazione femminile | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato